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sui
letti, grida immotivate). Sandro,
Giulia, Leone trascorrono le
giornate gironzolando senza
meta o stesi sul letto intontiti
da pensieri che non porteranno
ad alcuna azione; la loro esistenza
si esplica in una prigionia
domestica da cui non riescono
a liberarsi anzi, costruiscono
una realtà ovattata e
protetta in cui elaborano
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piccole strategie familiari.
Vivendo una realtà
destorificata proprio perché
priva di una progettualità
si condannano ad una eterna
coazione a ripetere piccoli
e insignificanti episodi
familiari che animano le
loro boriose giornate. Non
è difficile vedere
dietro questi personaggi
quei "Matti da Slegare"
che la società capitalista
aliena, proprio perché
incapaci di conformarsi
agli standard di produzione
e che, nel film, gravano
sulle spalle di Augusto, |
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l’unico
integrato. Sandro, che ne ha
soggezione, decide di sfidarlo,
“da uomo a uomo”,
liberandolo dal peso che gli
schiaccia i suoi sogni –
sogni egoisti, cinici, borghesi.
Progetta di eliminare tutta
la famiglia, inutile alla società,
in modo da permettere ad Augusto
di sposarsi e trasferirsi in
città. La prima vittima
sarà la madre, gettata
da un dirupo come fosse un incidente;
quella madre così ingombrante
e incapace di comprendere i
problemi dei figli (Sandro “Come
sono infelice!” la madre
“Vuoi una caramella?”);
madre di cui Sandro non avrà
rispetto neppure dopo la morte,
giocando intorno alla bara o
facendo di tutta la sua roba
un bel rogo liberatorio. La
morte svela il progetto individualistico
di Augusto pronto a reinvestire
i soldi “guadagnati”
con la scomparsa della madre
per il suo matrimonio e conseguente
allontanamento da quella casa
di “internati”.
Ecco la morale borghese e ipocrita
che Bellocchio vuol fustigare
di fronte al nichilismo omicida
ma autentico di Sandro (mostrare
questa autenticità che
la psichiatria soffoca con le
armi della normalizzazione e
dell’internamento, sarà
l’obiettivo del film “basagliano”
Matti da Slegare in collaborazione
con Petraglia, Rulli, Agosti).
Sandro avrà raggiunto
il suo scopo ovvero far venir
fuori la vera natura di Augusto;
la sua è una strategia
di svelamento – la partita
di carte – e, una volta
appurata la sua estraneità
a tutto ciò che il fratello
rappresenta – la festa
-, non potrà far altro
che condurre fino alla fine
la sua logica omicida. Logica
che si rivolgerà contro
di lui, preso da un attacco
epilettico sulle note della
Traviata. I Pugni in Tasca è
un film estremo, fatto di distruzione,
di anarchia, di nichilismo forse
anche profondamente adolescenziale
(e non banalmente adolescenziale,
come i film di oggi). Un Capolavoro
che rimbalza continuamente tra
marxismo e psicanalisi e, tuttavia,
di una vitalità tale
da non doversi rinchiudere nelle
sovrastrutture del genere “impegnato”.
Lo era IERI,
lo è OGGI
e lo sarà
DOMANI. (di
Delio Colangelo)
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Riepilogo
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Rosemary's Baby
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M. Il mostro di Dusseldorf
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Apocalypse Now
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I 400 Colpi
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Psyco
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L'Atalante
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