PSYCO di Alfred Hitchcock  
  Scopo di questa rubrica è analizzare i grandi CAPOLAVORI del '900 e quindi di IERI. Contestualizzarli ad OGGI per capire se la prova del TEMPO li ha resi ETERNI o superati. Verranno presi in esame solo opere che all'epoca venivano considerati CAPOLAVORI per capire, analizzando il contenuto e la forma, gli aspetti che li hanno resi tali da essere, circoscritti al loro TEMPO per ovvi motivi sociali o, ETERNI anche OGGI e DOMANI.  
 

"La mia più grande soddisfazione è che il film ha avuto un effetto sul pubblico, ed era la cosa alla quale tenevo di più. In Psyco del soggetto mi importa poco, dei personaggi anche; quello che mi importa è che il montaggio dei pezzi del film, la fotografia, la colonna sonora e tutto ciò che è puramente tecnico possano far urlare il pubblico. Credo sia una

 
  grande soddisfazione per noi utilizzare l'arte cinematografica per creare un'emozione di massa. E con Psyco ci siamo riusciti. Non è un messaggio che ha incuriosito il pubblico. Non è una grande interpretazione che lo ha sconvolto. Non è un romanzo molto apprezzato che lo ha avvinto. Quello che ha commosso il pubblico è stato il film puro". (Alfred Hitchcock) Questa celebre dichiarazione del regista a riguardo del film può essere condividisa e fraintesa, a seconda delle angolazioni, e in un certo senso rischia di apparire prevaricatoria nei confronti dei tanti che hanno consumato fiumi d'inchiostro per analizzare quello che è, indiscutibilmente, il più grande thriller della storia del cinema. In realtà con "Psyco", Hitchcock compie una svolta radicale nel suo cinema, mettendo apertamente in mostra ciò che fino a poco prima aveva occultato, eluso, celato: la stessa "violenza" del film non è mai suggerita, ma evidenziata dalla complessità (e ambiguità) dei  
 
personaggi, che non sembrano proprio così prevedibili o esclusivamente complementari alla vicenda come afferma tra le righe lo stesso Hitch. Con Psyco c'è la consacrazione definita (attenti: non definitiva) della proiezione voyeuristica del cinema e di quello che a volte lo stesso cinema (per mano sua o dei produttori) ama occultare o censurare. Stilisticamente Psyco può sembrare meno nobile di altri film del regista, emblema (appunto) di quella  
 
  Classicità che l'autore aveva sempre personalizzato a uso e consumo del proprio approccio visivo, del suo marchio di fabbrica (la stessa caratterizzazione psicologica dei personaggi, che pure qui è molto presente). A un esame attento, Psyco sembra realizzato con la stessa continuità stilistica dei telefilm di Hitchcock per la Cbs, o con una nemmeno troppo vaga reminescenza con classici televisivi come Twilight zone o Amazing Stories, e non a caso. Costato relativamente poco (circa 800.000 dollari), girato in un b/n che risalta proprio le contraddizioni e il dualismo dei personaggi (su tutti, Norman Bates) e costruito con una rara abilità artigianale (si pensi alle sfumature "necessarie" dei comprimari), adattamento cinematografico di un banale romanzo di successo di Robert Block, Psyco sembra a tutti gli effetti una risposta autoriale ai b-movies, e un primo, vero smacco alla babilonia hollywoodiana. Lo stile del film sembra (ma solo apparentemente) vicino a quello di Corman o di Jack Arnold, ovvero due dei più grandi autori "artigianali" del cinema a basso costo del cinema horror o di fantascienza. Non a caso, se ne ricorderanno Samuel Fuller e il regista Peter Bogdanovich per "Targets - bersagli mobili" (un altro film che sfuma nel cinema horror pur senza esserne tangibilmente provvisto), anch'esso ispirato alla figura di uno psyco-killer (cfr. nello stesso romanzo di Block Bates è una libera raffigurazione di un assassino realmente esistito, tal Edward Gein). "A Phoenix, Arizona, una giovane, Marion Crane, impiegata in un'agenzia immobiliare della città, si incontra con il suo amante, Sam Loomis...(continua)  

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