|
|
|
|
|
|
M.
IL MOSTRO DI DUSSELDORF |
|
|
Scopo di
questa rubrica è analizzare i
grandi CAPOLAVORI del
'900 e quindi di IERI. Contestualizzarli
ad OGGI per capire se la prova del TEMPO
li ha resi ETERNI o superati. Verranno
presi in esame solo opere che all'epoca
venivano considerati CAPOLAVORI
per capire, analizzando il contenuto
e la forma, gli aspetti che li hanno
resi tali da essere, circoscritti al
loro TEMPO per ovvi motivi sociali o,
ETERNI anche OGGI e DOMANI. |
|
|
FRITZ
LANG è stato un autore dal
formidabile e innovativo impatto
visuale. MAESTRO del montaggio e
nel taglio delle inquadrature. Il
cinema di FRITZ LANG è all’insegna
della dualità, della schizofrenia,
dell’agro e cinico pessimismo
sulla natura umana. Il suo è
un cinema nel quale l’irruzione
del LATO OSCURO è sempre
in agguato, latente, dietro
|
|
|
|
una facciata di fredda, distaccata NORMALITA’.
Questa premessa è necessaria
per capire a fondo un CAPOLAVORO come
“ M - Il Mostro di Dusseldorf”,
opera che si concentra sulla dualità
dell'animo umano e che trova in Peter
Lorre il perfetto assassino ossessionato
dai propri fantasmi. Questo CAPOLAVORO
ha superato la prova del TEMPO? Si può
definire ETERNO? La risposta è
"Sì" e di seguito analizzeremo
i motivi che lo hanno reso indelebile
nonostante il film sia targato 1931.
LANG si getta nel suo primo film sonoro
- il primo in Germania - con animo ispirato
e inquisitore nei confronti del sistema.
Inquadrature perfette - mai banali -
un montaggio moderno e il sonoro come
punto chiave della trama - a tutt'oggi
- fanno di questa opera, un film che
oltrepassa il tempo, che non ha età;
non figlio della propria epoca ma di
tutte quelle che verranno. Il mostro,
visto come "NORMALITA'", che
si nasconde in ognuno di noi, che sfugge
ad ogni controllo conscio e inveisce
con devastante follia omicida le proprie
ossessioni/bambine/vittime. Ombre allungate
di pargoli che giocano con il LATO |
|
|
|
OSCURO, chè diventa inconsapevolmente follia, abnegazione del proprio IO che prepotente scala la mente ferita di un uomo semplice(mente) malato. Il “bisogno” di soddisfare un inconscio disturbato che diventa
“NECESSITA’” di sopravvivenza. Diventa infanticidio.
Pedofilia. La contrapposizione che LANG ci offre è geniale. Un gruppo di criminali che – per NECESSITA’ (allarmati dalle continue indagini della polizia)- si ergo- |
|
|
|
|
|
|
no a giudici inquisitori alleandosi con la giustizia (attenzione! Con la giustizia non con la polizia). Spie criminali nascoste tra il pubblico – come lo chiama LANG - con il compito di sorvegliare la città alla ricerca di M. Forze dell’ordine che per mantenere la loro forza – soprattutto morale - hanno la NECESSITA’ di catturare M in fretta, prima che colpisca ancora, pena (?) la condanna sociale. Franz
Becker/Peter Lorre è un uomo comune che nasconde la bestia in attesa della scintilla/bambina che lo scateni. Quando Franz Becker esce dal suo guscio di NORMALITA’ diventa M, “Il Lato Oscuro” che appaga l’inconscio infanticida e lo sottolinea fischiettando per strada un motivetto (Il colpo di genio del regista, alle prese con un mezzo assolutamente nuovo – il sonoro – fu quello di usare la musica come motivo di enorme
intensità drammatica) tratto dalla suite del Peter Gynt di Grieg (in lingua originale fischiettato dallo stesso LANG e non da Peter Lorre) Ironia della sorte, sarà un cieco che riconoscerà in lui il serial killer proprio per questa abitudine. Un criminale lo segnerà con
una M gessata sul manto nero; segnale che scatenerà la caccia al mostro (?). Catturato, dopo un’estenuante caccia all’uomo (?) all’interno di un palazzo, M/Franz Becker si ritrova
di fronte ad un tribunale vivente di criminali e si difende ostentando la sua incapacità di controllare il mostro che è in lui. Il bisogno di nutrire la sua repulsione assecondando ogni...(continua) |
|
|
|
|
|
|
|
Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2005.
Tutti i diritti sono riservati.
|
|
|