Cinema4Stelle

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

WOMB - RECENSIONE
Womb recensione
Recensione

Womb recensione
[Womb recensione] - Womb ovvero Utero. In un paesaggio nordico, immenso e rarefatto, dove il mare si confonde con la terra e sia l'uno che l'altra hanno lo stesso colore grigiastro del cielo, un bambino e una bambina si incontrano. Poi lei se ne va, in Giappone. Torna 10 anni dopo (con la faccia di Eva Green: la bambina crescendo è peggiorata) e ritrova quel bambino già uomo (Matt Smith, anche lui crescendo è peggiorato!). Si rincontrano e si innamorano. Poi un incidente, la tecnologia che irrompe prepotente e naturale in quello scenario ibernato nel tempo, la scelta apparentemente aberrante di portare l'oggetto del proprio amore in grembo, rifarlo nascere, rifarlo vivere. La domanda che lui nel finale rivolge a lei è la domanda che per tutto il tempo si aggira nella testa degli spettatori: perchè? E se anche l'amore fosse davvero cieco al punto da costituire una seppur dissennata giustificazione per lei, altrettanto non si potrebbe dire per i genitori che invece, dopo un repentino ripensamento, danno il loro benestare. Womb, dell'ungherese Benedek Fliegauf, è un film che ha il coraggio di osare. Visivamente affascinante, dalle atmosfere sospese eppur vibranti, Womb ha il merito di essere un film disturbante e aspro fino in fondo, nel toccare temi tabù come la clonazione e l'incesto senza mezze misure, offrendo uno sguardo, quello del suo regista, sintetico e astratto, trascendente e verista al contempo. Ma è anche un film che mostra il proprio obiettivo fin da subito e ci si scaglia contro con la forza di un suicida, lo insegue, lo punta e alla fine lo azzanna come fa il segugio con la preda, con foga brutale, senza preoccuparsi se sia il caso o meno di fermarsi un attimo prima a riflettere, senza porsi altre domande che non siano quelle utili per la dimostrazione del teorema, disposto perfino a ignorare le evidenze e le incongruenze che la trama del film stesso rivela. E cioè che il clone è un'altra persona. Tra l'inizio e la fine le cose cambiano, c'è un'esistenza in mezzo che non si può misconoscere. Non è un viso a fare di un uomo un uomo bensì il suo vissuto, il suo passato, la sua storia. Nel rapporto tra madre e figlio i ruoli appaiono ben chiari e sono quelli canonici. Se si escludono timidi accenni, come il fare il bagno insieme, tra di loro non c'è ombra di ambiguità, di perversione, di quella tensione erotica che l'intreccio presupporrebbe, tanto che per lungo tempo ci si chiede quali siano le reali ragioni di lei, se sia amore carnale o non piuttosto un più nobile amore platonico. Inoltre il disegno di Womb è in parte inficiato da una svista abbastanza grossolana che fa dell'idea del Tempo un concetto che pare arbitrario. Sembra infatti che il tempo passi per tutti eccetto che per lei. Lui muore, rinasce e cresce mentre lei rimane sempre la stessa secondo uno stratagemma formale che è funzionale rispetto a dove il film vuole andare a parare ma che risulta debole in fatto di credibilità. A Womb, opera comunque dal peso specifico rilevante, preferiamo un film come Splice, per molti versi affine soprattutto nelle tematiche, allo stesso modo respingente e audace ma meglio calibrato nella messa a punto dell'ingranaggio. (La recensione del film "Womb" è di Mirko Nottoli)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento o la tua recensione del film "Womb":




Torna ai contenuti | Torna al menu