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VENUTO AL MONDO - RECENSIONE
Venuto al mondo recensione
Recensione

recensione di E. Lorenzini
[Venuto al mondo recensione] - Se i problemi di traduzione dalla carta allo schermo sono spesso dovuti alla lontananza temporale e/o fisica tra la firma del libro e la mente del film, la coppia Mazzantini-Castellitto ha estirpato il male alla radice: fa tutto in famiglia. A otto anni da "Non ti muovere", resa intensa e fedele del best seller della moglie, Sergio Castellitto torna a girare con un romanzo firmato Mazzantini sotto il braccio. "Venuto al mondo" è il secondo tentativo dell'attore e regista romano di sublimare in immagini la prosa rapsodica e intrigante della sua dolce metà. E il tentativo riesce anche meglio del precedente. Forse perchè "Venuto al mondo" è un romanzo più spesso, una storia complessa e multistrutturale, una tela di ragno con infinite nervature e l'ambizione di raccontare non solo il vissuto di uno ma il dramma di molti. Forse perchè, dopo il successo di "Non ti muovere", Castellitto voleva assicurarsi di andare a segno un'altra volta. Chi ha apprezzato le atmosfere dolenti e rarefatte del primo film, registrerà con piacere un ulteriore raffinamento della tecnica narrativa: una scelta di mano sapiente, che evita facili focus psicanalitici e lascia fluire le immagini nella loro crudezza, ora ingenue e romantiche, ora violente e tragiche. Ma sempre sincere. La storia d'amore c'è e coinvolge: Gemma conosce Diego a Sarajevo durante un viaggio iniziatico, i due si amano e restano insieme sfidando diversità personali e bizze del destino, finchè la certezza di non poter essere genitori li schiacchia e li trasforma. Gemma diventa astiosa e ossessiva, Diego si perde dietro a nemesi latenti. Tornano a Sarajevo, trovano una madre surrogato e incappano in una duplice tragedia: il banco di prova del loro amore e il deflagrare di una guerra atroce. Love story, dunque, ma non solo. "Venuto al mondo" è la disamina profonda e accurata di un mondo in disfacimento, la fotografia multipla di tanti punti di rottura, che li sfiora tutti senza preferirne alcuno. Quello che poteva essere un melò risulta invece un racconto intenso e mai banale, arricchito dalle performance di due attori straordinari. Penélope Cruz è, ancora una volta, una delle (Ma)donne sagge e piangenti di Castellitto, scultorea nella sua convinta interpretazione della sofferenza femminile. Emile Hirsch si conferma una delle punte di diamante della nuova infornata di attori internazionali, in grado di passare da una storia e da un regista all'altro con la duttilità e la serietà del professionista navigato. Otto anni di studio e di riflessione sul materiale cartaceo prodotto in casa hanno fruttato: nell'opera di Castellitto c'è tutta la premura per una creatura molto amata e ben conosciuta. Un valore aggiunto, che fa di "Venuto al mondo" un film toccante e poetico. Uno di quelli che si consigliano agli amici ad occhi chiusi: và, non può non piacerti. (La recensione del film "Venuto al mondo" è di Elisa Lorenzini)
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