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UN MOSTRO A PARIGI - RECENSIONE
Un mostro a Parigi recensione
Recensione

recensione di M. Nottoli
[Un mostro a Parigi recensione] - Dopo una lunga militanza alla corte della Dreamworks, per la quale realizza Una strada per Eldorado e il più famoso Shark tale, Bibo Bergeron decide di tornare in patria e lì d'ambientarci il suo primo lavoro da autore indipendente: Un mostro a Parigi, cartoon in 3D che, pur non dichiarandolo, lancia nei fatti la sfida agli Studios d'oltreoceano, nel tentativo di scardinare il totale monopolio made in U.S.A. in materia di digital animation. Operazione coraggiosa e lodevole, quasi interamente riuscita. Non è facile infatti imbattersi in un film d'animazione in 3D di marca europea (Un mostro a Parigi è una produzione interamente francese) che riesca a non sfigurare se affiancato ai medesimi competitor hollywoodiani. Un mostro a Parigi, presentato in anteprima al Future Film Festival 2012 e ora pronto a sbarcare nelle sale, in parte vi riesce pur sfruttando la variante di una storia non nuova, che mescola il mito di Frankenstein, Il fantasma dell'opera e la Bella e la Bestia, incentrata sulle tematiche della disuguaglianza e della solidarietà, del diverso che nonostante un aspetto mostruoso nasconde animo e cuore ben più sensibili rispetto alle persone comunemente considerate "perbene" dal resto della collettività. Un classico, insomma, della morale favolistica di ogni tempo che vede nei panni dei protagonisti un timido proiezionista e un giovane inventore pasticcione che, con la complicità involontaria di uno scienziato pazzo, facendo cadere un paio di fialette "sperimentali", trasformano loro malgrado una innocua e spaventata pulce in un essere alto più di due metri che… canta meravigliosamente! Indirizzato al pubblico più giovane, Un mostro a Parigi trova i suoi punti di forza nel ritmo brioso del racconto, nel divertimento delle situazioni in stile slapstick, nella suggestione della Parigi d'inizio secolo elegantemente rievocata nei colori pastello e nei toni romantici e soffusi dei café-chantant. Certo, la Pixar è un'altra cosa e non si raggiungono determinati risultati in un sol giorno. Non sarà un semplice incidente di percorso infatti se il disegno appare talvolta incerto, dotato di una originalità non eccelsa, soprattutto per quel che concerne i tratti somatici, troppo rigidi, dei personaggi, cui manca quell'appeal, quella naturalezza e quell'innata simpatia indispensabili per entrare immediatamente in sintonia col pubblico. Ma è comunque un inizio. La sfida è stata lanciata e promette bene. Questo in Francia, e in Italia? Ebbene, se oltralpe si volge lo sguardo con ammirazione qua non rimane che lo sconforto nel prendere atto, ancora una volta, dell'arretratezza in cui versa la scena di casa nostra. (La recensione del film "Un mostro a Parigi" è di Mirko Nottoli)
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