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TUTTO TUTTO NIENTE NIENTE - RECENSIONE
Tutto tutto niente niente recensione
Recensione

recensione di M. Nottoli
[Tutto tutto niente niente recensione] - Per ridere di questa nostra Italia ce ne vuole. Tra er batman, il trota, l'igienista dentale, la nipote di Mubarak, la casa di scajola, il nobel mancato di brunetta, le vacanze di formigoni e il recente ritorno della mummia, di scherzare ci è passata la voglia da un pezzo. Lo si è già detto ma è così: la realtà ha superato di gran lunga qualsiasi fantasia. Ci vorrebbe forse un Guzzanti i cui personaggi del boss mafioso da un lato e di Don Florestano Pizzarro dall'altro sanno ancora graffiare (ma anche lì, c'è ben poco da ridere!). Non certo questo Tutto tutto niente niente del quale più del tutto sorprende il niente. Sorprende perché le qualità di Antonio Albanese non sono in discussione ma proprio per questo non si capisce perché continui a perder tempo, e il bravo Giulio Manfredonia insieme a lui, insistendo a portare al cinema questa triste e alquanto banale sfilata di maschere ipertrofiche e ipercaricaturate per le quali le ore trascorse in sala trucco appaiono inversamente proporzionali alle urgenze che hanno da comunicare. Per Tutto tutto niente niente Albanese si fa addirittura in tre, ripescando la creatura di Cetto la qualunque, riesumando dopo quasi vent'anni un irriconoscibile Frengo e stop (rovinato pure lui) e introducendo il nuovo personaggio del veneto secessionista, tal Olfo Favaretto. In comune i tre hanno nomi improbabili, mise improbabili e una comicità di grana grossa anzi grossissima sostenuta da una trama evanescente che si esaurisce in una parrucca, una pernacchia, un accento marcato, un abito sgargiante e uno slogan che si fa tormentone (n'tu u'culo!). Non va meglio sul versante della satira, anzi va persin peggio, affidata ai soliti stereotipi che tradiscono la sostanziale mancanza di spunti. Per cui si torna come un disco rotto sui soliti adagio ispirati all'attualità, sul leghista razzista che si vuol annettere all'Austria (e lo vorremmo paragonare alla laurea del trota in Albania?), sul terrone omofobo circondato da zoccole (può qualcosa contro il bunga il bunga?), sulla camera dei deputati divenuta luogo di svago e banchetti (roba da educande, altro che le feste in piscina pagate dalla regione Lazio con i consiglieri vestiti da centurioni!). Di contro, il tentativo di Frengo di farsi beatificare da vivo suona incomprensibile e fuori luogo, una boutade mal costruita che non è altro che il punto più basso toccato da un'operazione sbagliata dall'inizio alla fine. Patetici anche i camei di Fabrizio Bentivoglio e ancor più di Paolo Villaggio. (La recensione del film "Tutto tutto niente niente" è di Mirko Nottoli)
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