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TOTAL RECALL - RECENSIONE
Total Recall recensione
Recensione

Total Recall recensione
[Total Recall recensione] - Deve esserci una relazione profonda tra il saldo negativo che tanti remake d'oggi giorno pagano nei confronti dei rispettivi originali e il progressivo imbarbarimento dei nostri tempi, di cui quotidianamente siamo testimoni. Non abbiamo nulla nei confronti del "remake" in quanto tale, sono le proporzioni di un fenomeno che sta assumendo i contorni di un' abitudine sempre più inveterata a diventare preoccupanti. In verità, già il concetto di "copiare", fin dai tempi delle scuole elementari (la maestra che dice: "non copiare!") possiede connotazioni più negative che positive perchè "copiare", "rifare", "riscrivere" "imitare" "reinterpretare" "ricalcare" è, comunque la si metta, più facile che creare ex-novo. Però se proprio si deve copiare, che almeno si copi bene. Invece, nemmeno quello. Non siamo preda di pregiudizi. Andiamo al cinema sempre con le migliore intenzioni, altrimenti faremmo altro. Se però andiamo a vedere il remake di Total Recall, film del 1990 di Paul Verhoeven che, piaccia o meno, è diventato negli anni un piccolo culto del cinema di fantascienza (si sarebbe potuto fare lo stesso discorso per "La Cosa") ci aspettiamo quantomeno di trovare un'idea, un motivo, una lettura discorde del racconto di Philph Dick che possa giustificare la realizzazione di un rifacimento. Invece è come se si fosse presso Atto di forza e lo si fosse svuotato di ogni senso, prosciugato di ogni significato esplicito ed implicito per il solo gusto di ottenere un lungo condensato di azione nuda e cruda, completamente fine a se stessa, senza un filo dotato di una pur minima logica a legare insieme un bailamme inverecondo di sparatorie e inseguimenti, inseguimenti e sparatorie. E' come quando i bambini per copiare un disegno ne ricalcano i contorni. E' come se avessimo perso la capacità di comprensione nei riguardi di un testo, come se non conoscessimo più le regole grammaticali e sintattiche per cui si copiano i segni grafici, si ripetono pedissequamente lettere e parole, senza saperle tradurre. Può capitare quindi di leggere "Schwarzenegger" (sul quale Total Recall era tagliato su misura) e scrivere "Colin Farrel" il quale ha letto anch'egli "Schwarzenegger", non ha capito niente e ha scritto "bicipiti e addominali". Può capitare di leggere "fantascienza" e scrivere di macchinine volanti, città multipiano, schermi ad ologrammi quali sterili emblemi di un futuro che si sforza di esibire un armamentario tecnologico iperavveneristico ma nei fatti già vecchio, insensato se non addirittura ridicolo (perchè dovrei impiantarmi un telefono nel palmo della mano?). Può capitare di leggere "recitazione" e scrivere "Kate Beckinsale" (è rimasto solo il marito a farlo, per fortuna!), tanto bella e cara ma incapace di caratterizzare qualsivoglia personaggio: crede ormai di stare perennemente sul set di Underworld prodigandosi in una serie diuturna di pose fotografiche con un' espressione immotivatamente incazzata stampata in faccia. Può capitare infine di leggere "entertainment" e non capire che non deve necessariamente essere sinonimo di analfabetismo, che era "entertainment" anche il film di Verhoeven eppure questo non gli ha impedito di precorrere i tempi e di diventare un classico del genere, perché i tempi erano giusti e quello che era anticipatore vent'anni fa è obsoleto oggi. Oggi invece non ci si pone neppure il problema, si scambia l'intrattenimento con il grado zero dell'interpretazione, un'esplosione significa solo un' esplosione e una volta diradatisi i fumi non rimane niente. (La recensione del film "Total Recall" è di Mirko Nottoli)
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