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The Sessions recensione] - "Mi ero svestito e anche lei si era svestita, e tutto sembrava normale, incredibile! Mi aspettavo quasi che Dio oppure i miei genitori, m'impedissero di vivere questo momento" . Sono le parole di Mark O'Brien, poeta e giornalista, completamente paralizzato da bambino per la poliomelite, scritte su "On Seeing a Sex Surrogate", un articolo dello stesso O'Brien. Ed è sulla struttura di questo articolo che nasce l'idea di realizzare "The Sessions" , scritto e diretto da Ben Lewin, racconto di una storia vera. Il film narra la vita del paralitico Mark O'Brien (John Hawkes), poeta e scrittore, dotato di una sensibilità al di fuori della norma, che all'età di 38 anni decide di perdere la verginità. La sua condizione fisica non lascia immaginare per lui un legame sentimentale e tanto meno la possibilità di un rapporto sessuale possibile. Ma Mark non si arrende e cerca l'aiuto di un "surrogato"sessuale, la terapista del sesso per portatori di handicap, Cheryl Cohen-Green (Helen Hunt). Gli incontri con Mark sono stabiliti da Cheryl e non possono essere più di sei. Ma Mark è una persona speciale e fa veramente tesoro dei consigli di Cheryl. Tra i due l'intesa è immediata e sublime, non tarda ad instaurarsi un feeling valido, significativo, che travalica il puro approccio fisico e sconfina dolcemente in emozioni dense di umanità. Il corpo di Cheryl, preso in prestito da Mark, non vivifica solo la mascolinità di Mark. Tra i due la pratica sessuale è la scoperta, attraverso i corpi, di donarsi, di comunicare gioia, di sentirsi vivi e soprattutto amati insieme. "The Sessions" è una storia d'amore, puro, genuino, originale, una storia inedita che nasce dalla forza umana di Mark di non voler rinunciare alla dolcezza dell'amore, alle carezze, ai baci. Che cosa cerca Mark O'Brien veramente? Cerca di conoscere, attraverso quel suo corpo inerme, l'afflato vitale che si sprigiona dal contatto fisico di due corpi che si sfiorano, che comunicano con delicatezza, senza falsi sentimentalismi, la vera percezione dell'esistenza. Un atto d'amore, nella sua forma universale e totalizzante. Ben Lewin centra in pieno il bersaglio. Scrive e dirige una storia forte, ricca di umorismo e realistica. Una storia realizzata talmente bene che viene quasi da pensare che per Lewin sia stato più facile immedesimarsi nel poliomelitico Mark O'Brien, avendo anche lui contratto la poliomelite da piccolo. E come è stato per Mark O'Brien, la poliomelite non ha impedito al cineasta una brillante carriera. " The Sessions" ha una perfetta struttura narrativa in grado di traslare sul grande schermo le avvincenti descrizioni poetiche che O'Brien fa dei suoi incontri con la terapista del sesso. La riuscita di "The Sessions" sta proprio nel fatto di aver concepito l'evoluzione del racconto su più livelli: dalla volontà di O'Brien di perdere la verginità, alla forza di sopportare questa prova fisica e arrivare con determinazione a questa "prima volta", intensa, estasiante, appagante di tutto. Il film scorre senza intoppi, tragico ma non patetico, divertente ma senza potersi definire una commedia. John Hawkes ed Helen Hunt sono straordinariamente bravi nell' interpretare sia il poeta Mark che la terapista Cheryl. Hawkes magicamente cattura lo spirito di O'Brien, la sua introversa intelligenza e le sue mortificanti prove fisiche. La Hunt caratterizza Cheryl Cohen-Green non come un personaggio prevedibile, ma come una persona positiva, seria, che fa della sua vita una missione e crede nell'importanza della sessualità come distinzione dell'identità di ogni essere umano. Non a caso la Hunt ha una nomination sia ai premi Oscar 2013 che al Golden Globes 2013 come miglior attrice non protagonista e John Hawker, nomination come miglior attore protagonista al Golden Globes 2013.
(La recensione del film "
The Sessions" è di
Rosalinda Gaudiano)
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