recensione di F. Casella
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The Amazing Spider-man recensione] - Quando nel 2002 uscì nelle sale lo Spiderman di Sam Raimi era ancora una presenza costante il pensiero dell'attentato alle Torri Gemelle e il genere dei cine-comics non era così prepotentemente presente nelle sale. Lo Spiderman di Tobey Maguire era l'adolescente imbranato che si trasforma, quasi per caso, in supereroe presente e quasi necessario per proteggere le vite di noi poveri "mortali" deboli e indifesi. Sono passati dieci anni e dopo una trilogia quasi riuscita – se non fosse per un terzo capitolo eccessivamente prolisso – ecco ritornare nelle sale il reboot di uno dei supereroi Marvel più amati dal pubblico. Dopo il successo di vari supereroi Marvel e Dc, d'altronde, come biasimare il desiderio della Sony di riproporre, in salsa diversa, la storia di Peter Parker? Il paragone con la saga di Sam Raimi è inevitabile anche e soprattutto perché nel vedere il film appare chiaro anche allo spettatore meno esperto che la produzione ha voluto lavorare proprio su una differenziazione dalla saga dei primi anni 2000. The Amazing Spider-man è la storia di Peter Parker (Andrew Garfield), un liceale emarginato che è stato abbandonato dai genitori da bambino e allevato dagli zii Ben (Martin Sheen) e May (Sally Fields). Come molti altri adolescenti, Peter cerca di capire chi è e come è diventato la persona che è adesso, ma è anche alle prese con la sua prima cotta per una compagna di scuola, Gwen Stacy (Emma Stone). Insieme i due devono affrontare l'amore, l'impegno e tanti segreti. Quando Peter scopre una misteriosa valigetta che apparteneva al padre, inizia a indagare sulla scomparsa dei suoi genitori e questo lo porta direttamente alla Oscorp e al laboratorio del Dr. Connors (Rhys Ifans), un tempo socio di suo padre. Il primo netto cambiamento tra le due saghe è sicuramente il tono del racconto: TASM è avvolto da una patina di drammaticità dovuta all'indagine sulla scomparsa dei propri genitori e conseguentemente alla ricerca della propria identità. Allo stesso tempo, tuttavia, il film è principalmente un teen drama: il Peter Parker di Garfield è volutamente isolato, volutamente snob; l'unica presenza che realmente lo attira, anche intellettualmente parlando, è quella di Gwen Stacy, la donna che a differenza di Mary Jane si innamorerà prima di tutto dell'uomo e successivamente del supereroe. Tuttavia, il loro rapporto viene risolto frettolosamente dalla storia senza contare che il personaggio di Gwen Stacy è molto meno affascinante e intrigante di quello di Mary Jane. Molto poco sviluppato, motivato solo all'inizio, è anche il rapporto che Peter instaura col villain Dr. Connors alias Lizard: la presenza di uno straordinario caratterista come Ifans, inoltre, sembra molto poco sfruttata dalla storia e risolta solo nelle necessarie scene d'azione. All'immaginario cartaceo, quasi romantico e malinconico di Sam Raimi, si sostituisce un'immaginario volutamente realistico e iper-tecnologico di Marc Webb: a chi dubitava proprio del regista – noto grazie al riuscitissimo 500 days of Summer – va detto che la regia è una delle note più riuscite; intima per le scene tra Peter e Gwen o tra Peter e la zia May e decisamente incalzante e coinvolgente con le numerose soggettive da video-games presenti nei momenti in cui Spiderman sfreccia tra i grattacieli di New York. Di fatto, nonostante chi scrive sia del "partito Maguire", va detto anche che Garfield è una scelta molto più indovinata per il personaggio di Peter: più vicino all'idea di liceale e fisicamente più dinoccolato e agile e, allo stesso tempo, più ironico seppur meno imbranato. Per quanto riguarda il 3D, Webb lo utilizza soprattutto per dar profondità all'immagine e ai dialoghi e raramente nelle scene d'azione: diciamo pure che per quasi due terzi del film è del tutto impercettibile.
(La recensione del film "
The Amazing Spider-man" è di
Francesca Casella)
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