[
Spring Breakers recensione] - L'America non è a stelle e strisce: è fluorescente. Spring Breakers accende i colori della bandiera statunitense, li declina in chiave techno. E tutto il candore, la finta innocenza, l'ottimismo ingenuo del sogno americano svaporano in un'orgia di neon e rap da strada. In questa frenetica denuncia delle nefandezze nascoste dietro i sorrisi lustri e i vialetti immacolati della buona borghesia c'è qualcosa di più della provocazione visiva: la storia di quattro adolescenti che improvvisano una rapina per pagarsi uno "spring break" da sballo non risponde solo alla mera logica commerciale del profitto legato a un serraglio di belle forme. Il film di Harmony Korine è un'istantanea pollockiana della deriva a cui porta l'edonismo tanto in voga nell'Occidente contemporaneo. Nel marasma di tinte fluo, luci stroboscopiche, dialoghi truculenti e corpi patinati che si insegue e si rinnova lungo tutta la durata del film, è ben udibile (ma debitamente diluito nel ritmo scottante della narrazione) il richiamo a una moralità perduta, la denuncia degli eccessi partoriti dal benessere, l'appello a guardare i propri giovani con occhio più critico e preoccupato. Spring Breakers è una carambola coinvolgente e a tratti scioccante, che una pubblicità qualunquista riduce ingiustamente alla versione estesa di un videoclip di Britney Spears. In realtà, le disavventure vacanziere delle protagoniste servono a schiudere le fodere di prosciutto e a rifiutare un modello di gioventù votato alla ricerca sfrenata del piacere, imbambolato dai soldi facili e da illusori deliri di onnipotenza. E' il lato oscuro della buona borghesia americana a salire sul palco: la corrente autodistruttiva che cova sotto gli anni di college spesati da famiglie indulgenti, il carrierismo sorbito in dosi da cavallo che sfocia in un'ambizione violenta, la cultura del branco coltivata per far fronte alle insidie della solitudine. C'è parecchia psicologia in Spring Breakers. Ma c'è anche la cronaca, schietta e sporca, dello sballo fine a se stesso. Ci sono sparatorie, inseguimenti, mascherate tragicomiche e cascate di alcol. C'è il sesso, elevato (o ridotto) a sport agonistico. Ci sono i sogni di un'età dorata passati al macero. Più Alpha Dog che Una notte da leoni, Spring Breakers è una sintesi ben riuscita tra il cinema porno-pop e lo psicodramma generazionale: snervante, ipertrofico, volgare, ma interessante.
(La recensione del film "
Spring Breakers" è di
Elisa Lorenzini)
- Vai all'
archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "
Spring Breakers":