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Shark 3D recensione] - Brutto ma nemmeno troppo. Eravamo preparati al peggio e invece le scene ignoranti sono tutte condensate nel trailer. Cosa che, riflettendoci, se da un lato potrà consolare alcuni, dall'altro deluderà i più che, già in fila in una luccicante multisala finto chic di periferia - con bicchierone di coca cola in una mano e appariscente fanciulla in abitino di raso nero e sandalo gioiello tacco 12, forse illudendosi di stare alla premiazione degli oscar, nell'altra – chissà quali garrule e decerebrate mattanze si attendono. Al contrario Shark 3D prova pure a imbastire una parvenza di trama e a buttare giù uno straccio di caratterizzazione dei personaggi, tra i quali, in mezzo ad un manipolo di semisconosciuti giovinastri, spicca Julian McMahon dalla cui espressione accigliata si intuisce che proprio non riesce a spiegarsi, al pari nostro, cosa diavolo ci faccia in una bislacca produzione australiana alle prese con un gigantesco squalo bianco chiuso in un supermarket. Il regista ha dichiarato di aver lavorato parecchio sulla sceneggiatura, dichiarazione così naif da riempirci di tenerezza ma gli crediamo. D'altronde l'unico scopo di un film come Shark 3D (alla stregua di Piranha 3D, filmetto analogo di un annetto fa) è l'esibizione fine a se stessa del 3D, esattamente come un po' di tempo fa si andava al luna park a vedere dentro un tendone semisferico il filmato di una corsa in montagna russa o di una serie di oggetti che ti venivano scagliati contro. Siamo tornati al grado zero dello stupore, alla meraviglia ingenua prodotta dalle illusioni tecnologiche, siamo tornati spettatori dell'arrivo del treno alla stazione. Con la differenza che quelli fuggivano terrorizzati dalla sala mentre oggi chi si stupisce più di fronte ad uno squalo malfatto in tridimensione? Insomma, cavato il 3D, nemmeno eccellente per giunta - ma i mezzi australiani sono evidentemente quelli che sono - il resto è tutto grasso che cola. Se lo spunto dello squalo affamato che attacca i bagnanti può sembrare, ma solo sembrare!, un tantino abusato (ma dai?!?), l'idea di associarlo al genere catastrofico, leggi: tsunami, è un involontario colpo di genio. Viene in mente la famosa battuta: potrebbe andar peggio, potrebbe piovere! A questo punto però un dubbio ci assale e ci viene voglia di dare ragione al truzzo in coda alla multisala: a questo punto tanto varrebbe esagerare, tanto varrebbe procedere per iperboli e immaginare anche uno sbarco alieno seguito da un'epidemia di zombi. Lui, il truzzo, magari non coglierà l'aspetto autoreferenziale, ma di sicuro si godrà finalmente la carneficina. Shark 3D invece non osa tanto, si compiace della sua medietà dove l'ironia è bandita, tutto è già scritto e ogni rivolo narrativo è intuibile un minuto prima che accada, prodotto ibrido non sufficientemente bello per essere bello né così brutto da diventare bello, ha il raffinato pregio di non distogliere troppo l'attenzione dal gusto dei pop-corn.
(La recensione del film "
Shark 3D" è di
Mirko Nottoli)
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