recensione di M. Nottoli
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Rock of Ages recensione] - Lei arriva a Los Angeles in Greyhound e non appena scende le rubano la valigia come Elizabeth Berkley nell'inguardabile Showgirls. Lui lavora come cameriere e sogna di diventare una star come Tony Manero in Stayin Alive. Due secondi netti e i due si incontrano, si innamorano e lei ha già trovato lavoro nel locale più cool della città, gestito da un Alec Baldwin in versione svalvolato on the road. Siamo nel 1987, i Guns si erano appena formati, Bon Jovi non era ancora un fighetto e il problema della disoccupazione giovanile ai tempi della crisi era ancora di là da venire. Adam Shankman, dopo Hairspray, ci riprova battendo i medesimi sentieri: tratto come quello dall'omonimo musical di Broadway,
Rock of Ages mette in scena la collaudatissima contrapposizione tra la musica rock come simbolo di potenza e afflato libertario e le forze oscurantiste e bigotte per le quali il rock è sinonimo di decadentismo e corruzione morale. Né più né meno di quello che succedeva ad un giovane Kevin Bacon col walkman nelle orecchie in Footloose, quasi una trentina d'anni fa. Ai due angoli, l'autentica incarnazione dello spirito del rock, il leggendario Stacee Jaxx (un inedito Tom Cruise, scatenato, palestrato, tatuato e ironico al punto giusto, che per avere la parte ha imparato pure a cantare – male per la verità!), contro la rigidissima moglie del sindaco, ultra conservatrice, ipocrita e sessuofoba (una Catherine Zeta-Jones in tailleur color pastello non meno scatenata e non meno ironica che canta e balla con sicurezza navigata). In mezzo, la vicenda dei due giovani in cerca di gloria che si dipana prevedibile e corriva, inanellando uno stereotipo dopo l'altro. E' vero che lo stereotipo è un elemento connaturato al musical e che per dare spazio ai numeri musicali la trama non può essere troppo sofisticata, non dovendo servire che da griglia entro cui inserire le varie coreografie, ma è proprio questo il motivo per cui il musical è un genere che, quantomeno al cinema (a teatro il discorso cambia) ci lascia sempre alquanto perplessi. E così capita che in Rock of Ages, rinverdendo i (ne)fasti de Le ragazze del Coyote Ugly, dopo ascese e cadute, dopo fraintendimenti e compromessi, dopo ridicole boyband modaiole per lui (il messicano Diego Boneta) e umilianti performance in streap club per lei (Julianne Hough già (non) vista proprio nel remake di Footloose), loro che sognavano il Rock (!!!) al di là delle tendenze del momento, il grande palco finale con bagno di folla in delirio a decretarne il successo, è lì ad attenderli. Merito del ravvedimento di Stace Jaxx, perché, nonostante le apparenze, non solo le rock star hanno un'anima ma in quanto rock star hanno un'anima ancora più grande e ancora più sensibile. L'importante è continuare a crederci. Dont'stop believing come cantavano i Journey! Soundtrack obbligatoriamente da urlo a dimostrazione, se qualcuno ha ancora dei dubbi, che il rock è la migliore colonna sonora di ogni nostra vita.
(La recensione del film "
Rock of Ages" è di
Mirko Nottoli)
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