recensione di M. Nottoli
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Resident Evil: Retribution recensione] - Arrivati alla quinta puntata, la saga di Resident Evil avrebbe rotto le palle anche nella migliore delle ipotesi, intendendo, per "migliore delle ipotesi", nulla di più di una pellicola che mantenesse le promesse che hanno decretato la fortuna del brand. Del resto chi va a vedere
Resident Evil: retribution non chiede poi tanto: zombie, mostri, scontri a fuoco, combattimenti, capriole e ovviamente Alice, ovviamente supersexy, che sia in mini-abito rosso erotico-chic, in versione cowgirl post-apocalittica o in tuta nera aderentissima da mistress-sadomaso. E invece
Resident Evil: retribution non sa nemmeno rispettare queste poche regole basilari, semplici e già ben rodate. Della trama, ok, non frega niente a nessuno, ma non si può nemmeno pensare di cavarsela riducendola ad un'unica estenuante sparatoria di quasi due ore, senza capo né coda. E' come nel videogioco, si dirà. Sì, con la differenza che nel gioco, giochi, mentre qua, privato della interazione diretta, si sonnecchia già intorno al quarto d'ora. Idem per i dialoghi, prosciugati a quattro battute idiote alle quali avremmo preferito piuttosto il silenzio eterno. Almeno le scene d'azione e gli effetti speciali saranno all'altezza. Neanche per idea: anche le sequenze più pirotecniche appaiono statiche, sintetiche, macchinose, una successione di pose plastiche a rallentatore interpretate da belle statuine prive di peso. E' come nel videogioco, si dirà. Sì con la differenza che nel gioco giochi mentre qua, personaggi, situazioni, ambientazioni suonano tutti innaturali. Senza contare che gli zombie sono quasi assenti e quei pochi mostri, già visti per altro, hanno rinunciato al loro potenziale horror in favore dell'action più superficiale e facilone, quello solo fuochi artificiali e nessuna tensione drammaturgica. Non basta il tentativo di fidelizzazione, attuato riesumando facce già incontrate nei capitoli scorsi, qua buttate dentro alla rinfusa. Non basta anche perché le prove degli interpreti sono a dir poco imbarazzanti: il reparto maschile, completamente accessorio, pare uscito dal casting di Uomini e donne, un manipolo di cavernicoli monosillabici con barba e capelli tagliati col goniometro. Non va meglio alle donne: Michelle Rodriguez, che muore, resuscita, si sdoppia, muore e ritorna di nuovo, con la consueta espressione smargiassa sarebbe perfetta a fare wrestling o al massimo la lottatrice nel fango, Sienna Gillroy, nei panni di Jill Valentine, un mito per i fan del videogame, è patetica quasi quanto il suo décolleté inutilmente strizzato dal push up. Ma la delusione più grossa è proprio Alice/Milla Jovovich: incomprensibilmente stranita e imbalsamata, finisce di lavorare non appena ha infilato la calzamaglia. Ancora più statuaria del solito e dalla fissità espressiva preoccupante, pare lei la prima poco convinta di quel che sta facendo. Paul W.S. Anderson, dopo un esordio promettente, si è ormai rassegnato a rimanere di gran lunga il peggiore degli Anderson. Forse per dispetto, minaccia di realizzare sequel di Resident Evil all'infinito.
(La recensione del film "
Resident Evil: Retribution" è di
Mirko Nottoli)
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