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MARGIN CALL - RECENSIONE
Margin Call recensione
Recensione

Margin Call recensione
[recensione Margin Call] - Tutto in una notte. L'inizio della crisi economica che ancora oggi ci attanaglia si è svolto tutto in un'unica drammatica notte nei piani alti di un grattacielo di vetro e cemento con vista su Manhattan. Automatico vedere le immagini dei broker che escono in strada con i loro scatoloni di cianfrusaglie appena dopo aver ricevuto il benservito e ripensare allo scandalo della Lehman Brothers. Margin Call, scritto e diretto da J.C. Chandor, indaga sui motivi che hanno dato il via al globale dissesto finanziario ma è tutt'altro rispetto al film che ci si aspetterebbe, lontano anni luce da Inside Job tanto per fare un esempio. E' un film di atmosfere, di silenzi, di lenti carrelli in uffici semibui coi computer sempre accesi. Schermi su schermi, tabelle su cui scorrono sfilze infinite di numeri. Un film che attraverso i dialoghi, le pause, le attese, sa far crescere una suspance ed una tensione palpabile che si arrampica lungo una progressiva escalation scandita dall'arrivo dei capi sempre più in alto di grado, fino al capo dei capi che piomba in elicottero per far fronte all'imminente terremoto. E lo fa, scientemente, senza che si capisca niente di quello che succede in materia economica. Anzi, non ci prova neanche a spiegarlo. Tutte le spiegazioni dei perché e dei percome non si riducono ad altro che ad una supercazzola a base di indici di volatilità, leverage e margini d'integrazione. Ma Margin Call va oltre: non è un problema se non capisci tanto non capisce nessuno. Ci dimostra come anche i cosiddetti maghi della finanza, quelli posizionati in alto a tirare le fila, siano i primi a non capire. Da qui a gridare allo scandalo ce ne passa. Nessuno scandalo. Così è. Non è che non capiscono perchè sono ignoranti o stupidi, tutt'altro, non capiscono perchè comprendere i numeri non è importante. Importa solo al giovane analista, laureato in ingegneria aeronautica, l'unico che studiando le cifre, le proiezioni, i parametri, ha aperto il vaso di Pandora, per cui bisogna correre ai ripari. Senza enfasi, tramite una messa inscena scarna e rigorosa, la realtà a cui ci costringe J. C. Chandor è roba al cui confronto Wall Street di Stone sembra un tema di un bambino di seconda elementare. Film indipendente, prodotto da Zachary Quinto (il dott. Spock dell'ultimo Star Trek), Margin Call può nonostante questo far affidamento su un cast di prima grandezza che segna tra l'altro il ritorno di almeno tre attori in un ruolo di peso. Ci riferiamo ovviamente a Kevin Spacey, a Demi Moore e a Jeremy Irons, oltre a Stanley Tucci, Simon Baker, Paul Bettany e lo stesso Zachary Quinto. Ma non è finita. Perchè prima di congedarsi, durante il day after, quando tutto è ormai accaduto, quando la prospettiva sul mondo è ormai cambiata in maniera definitiva, mentre Jeremy Irons pranza sereno con un bel bicchiere di vino rosso davanti, con New York che si estende infinita ai suoi piedi, mentre parla dicendo che i soldi sono solo numeri, un'ultima inquietante domanda si fa strada tra le pieghe sottintese del testo: e se non fosse vero? E se la previsione della bancarotta non fosse altro che un'interpretazione sbagliata dei numeri? Una tra le tante possibili? E se nessuno se ne fosse accorto o avesse finto di non accorgersene? Dove saremmo ora? Rien ne va plus, les jeux sont faits. (La recensione del film "Margin Call" è di Mirko Nottoli)
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