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DETACHMENT - RECENSIONE
Detachment recensione
Recensione

detachment recensione
[recensione Detachment] - Henry Barthes (Adrien Brody) è docente di letteratura non di ruolo, e come supplente viene chiamato in un liceo americano di periferia. Henry Barthes condivide così uno spazio, la scuola, l'aula, con un gruppo di studenti che da subito non nascondono nei suoi confronti una situazione di conflitto aperto. Henry però pare essere schermato, non si fa coinvolgere emozionalmente nei rapporti con gli studenti e con il prossimo. Henry in classe recita poesie, legge poemi, sempre chiuso in una dimensione di triste solitudine, distaccato dal mondo. Henry porta con sé conflitti mai risolti, un'infanzia violentata negli affetti, il ricordo di una madre disperata, la presenza di un nonno malato che cerca non si sa quale perdono prima di morire. Dall'eclettico artista di culto britannico, Tony Kaye, cantante, compositore e pittore, già regista del film cult "American History", e dal produttore Premio Oscar per "The Hurt Locker", sul grande schermo "Detachment", un film sul mondo della scuola, sugli studenti demotivati, sui docenti con problematiche di vita, su una società che impone modelli raccontando bugie. La scuola, uno spazio dove si consumano momenti, dove si dà e si riceve, in un vuoto esistenziale sommerso, dove i genitori sono assenti e i docenti non sanno più quali sono i loro ruoli, è ormai collassata, non risponde più ai bisogni degli addetti di turno. Dalla scuola parte la sconfitta educativa generazionale, la mancanza di formazione, di una disciplina alla vita. Il dialogo, strumento educativo elitario, s'inceppa, muore in una situazione di stallo, la comunicazione non ha quegli elementi fondanti per costruire un domani nuovo, comunitario. "Detachment", pur nella sua irrimediabile assenza di un ottimismo edificante, non rinuncia a far credere che a volte il caso gioca un ruolo chiave nella possibilità di capovolgere vite misere e miserevoli. L'incontro di Henry con la prostituta bambina Erica (Sami Gayle) si gioca sul conflitto delle due parti, una, forte dei propri principi morali e l'altra debole ma non irrecuperabile. Ed è qui la forza del film, la sua lenta, straordinaria scalata nei meandri di vite sole, vittime di un marketing dei consumi inesorabile, che implode nel circuito reale (surreale?) della vita di tutti, adolescenti, giovani ed adulti, non facendo sconti a nessuno. E chi non ha ricevuto sufficienti strumenti per raggiungere una consolidata stima di se stesso, soccombe, si annulla, si cancella dal sistema, com'è per il giovane e promettente talento di Meredith (Betty Kaye, figlia del regista). In un susseguirsi di sequenze, il film lascia scorrere il tempo, i fatti, i ricordi, le sconfitte e le tragedie esistenziali che conquistano l'anima dello spettatore. L'epilogo rimanda ad una realtà apocalittica che riflette la storia della nostra contemporaneità, con la scuola vuota, spazzata via da un vento funesto ed inesorabile. Una superba e sconcertante interpretazione di Adrien Brody nei panni di Henry Barthes rende alla perfezione la dimensione del conflitto esistenziale e di ruoli, conflitto che si consuma e basta, soggiogato in una sfera emozionale profonda delle parti, conflitto che Tony Kaye porta magistralmente sullo schermo, vivificandolo con i monologhi appassionati e tristi di Henry Barthes. "Detachment" ha già avuto numerosi premi, tra i quali: Premio del pubblico al Festival di San Paolo e premio Menzione d'onore al Woodstock Film Festival. (La recensione del film "Detachment" è di Rosalinda Gaudiano)
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