recensione di E. Lorenzini
[
recensione 7 days in Havana] - Vizi e virtł dei film corali: frammentati per natura, peccano di incoerenza, discontinuitą del ritmo, confusione narrativa, egotismo registico. D'altra parte, il pił delle volte sono esaustivi: frugano nel tema prescelto fino a prosciugarne le prospettive. E se il tema prescelto č un'intera realtą sociale, storica e culturale, ecco che la struttura episodica aiuta a spaziare e a non lasciare nulla di intentato. Cuba: un mito, un idillio fallace, un giallo irrisolto. Un prisma colorato che riflette le mille anime di un popolo: quella edonistica e incosciente dei viveur di strada, quella ingenua e ammaliata dei turisti, quella barbara dei pregiudizi e dei tabł, quella mistica e stregonesca dei riti ancestrali. Sette registi, sette paia d'occhi puntati sul presente dell'isola: incerto, violento, spaventato, coloratissimo. Sette approcci alla materia cinematografica: pił crudo e sgranato quello di Benicio Del Toro e di Pablo Trapero, pił antropologico e intimistico quello di Gaspar Noč e di Laurent Cantet, passando per le prove pił anonime e pił inclini alla stereotipia di Elia Suleiman, Juan Carlos Tabģo e Julio Medem. Non era facile costruire un ritratto dell'Isla oltre i limiti strozzati delle vicende storiche, delle immagini da cartolina, dei suoi palazzi fatiscenti, delle auto pittoresche, delle donne belle e tentatrici, della musica di strada. E infatti, pił volte, uno o l'altro degli autori indulge a conclusioni facili, accontentandosi di restare sul pelo dei fatti, disegnando con tratti lunghi e comodi una veritą abborracciata. Ma altri resistono alla sirena dei luoghi comuni e lasciano intravedere una Cuba autentica, verace, sanguigna. La Cuba che fa corpo unico contro le diversitą e cerca di esorcizzarle. La Cuba che crede in un dio sincretico, ortodosso nei precetti, pagano nelle esternazioni. Una Cuba malinconica, pervasa da un senso atavico di nostalgia e di rimpianto, che affoga in estenuanti jam sassion le lacrime del passato e la paura del futuro. Ne emerge un quadro composito e affascinante, che convince, al di lą delle stonature, per la sua sinceritą.
(La recensione del film "
7 days in Havana" è di
Elisa Lorenzini)
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