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Reality recensione] - "Dopo Gomorra volevo fare un film diverso, volevo cambiare registro così ho deciso di tentare la via della commedia."- Così Matteo Garrone sulla scelta di girare il suo ultimo film,
Reality, vincitore del Grand Prix della giuria all'ultima edizione del Festival di Cannes. Come dare torto alla giuria della Croisette? Non ce n'è davvero motivo, piuttosto l'intuito con cui Garrone ha messo in scena questo "viaggio attraverso un Paese", come dice lui, che è il nostro di Paese, è disarmante.
Luciano (Aniello Arena), proprietario di una pescheria a Napoli, conduce una vita semplice e, nonostante le difficoltà economiche, riesce sempre a far ridere i suoi familiari grazie alla verve alla allegria di cui è dotato. Per arrivare a fine mese, mette in piedi, con la moglie Maria (Loredana Simioli), una truffa. Luciano comincerà a pensare di poter dare una svolta alla sua vita e a quella della sua famiglia dopo il provino come inquilino della casa del Grande Fratello.
Con
Reality, Garrone realizza un'opera moderna nel senso che mostra e scandaglia quel desiderio tutto moderno di raggiungere velocemente fama e successo, mettendo al centro della scena un personaggio che somiglia a Pinocchio per ingenuità e dimensione favolistica in cui ama cullarsi. Aniello Arena, attore di punta della Compagnia della Fortezza, con una fisionomia tra De Niro e Totò, è l'interprete ideale per una recitazione che va oltre l'immagine e coinvolge l'interiorità presa da un turbinio di aspettative ingenue, che si scontreranno con la realtà. Che cosa si nasconde quindi dietro a questo titolo,
Reality? Certamente si tratta di un riferimento al noto format televisivo, che spesso diventa una meta per molti italiani sempliciotti e non, ma significa anche realtà, una dimensione altra rispetto all'immaginazione personale e collettiva, che quindi può dare vita a forti disillusioni.
Nel suo viaggio attraverso il Paese, nella cui dimensione veniamo catapultati dalla struttura circolare di questa pellicola che inizia e finisce con una carrellata aerea sul campione umano scelto, Garrone non ha perso la buona abitudine, di viscontiana memoria, di partire dall'individuo, dalle sua caratteristiche specifiche, allargando alla comunità che lo circonda, fornendo così per astrazione un'analisi umile ed onesta di quanto vede nella società odierna. Il regista romano quindi si pone all'interno del panorama cinematografico italiano come un solista, un fuoriclasse, che attingendo a piene mani dalla tragicommedia italiana, figlia del Neoreliasmo, getta un'occhiata concreta e ironica sulle sorti della nostra Italia.
La dimensione favolistica e immaginaria in cui il protagonista si cala sempre più, abbandonandosi ad un climax paranoico, è alimentata non solo da trovate realizzate in sede di sceneggiatura, ma anche dalla favolosa colonna sonora originale composta da Alexandre Desplat.
La fotografia, che punta all'esagerazione dei colori e dei difetti fisici dei personaggi, esprime perfettamente quel binario su cui corre tutto il film: l'ironia che sfocia nel grottesco, codice tipico della tragicommedia, a cui corrisponde quel sovratesto che è la cifra di questa pellicola, ossia un'esistenza in bilico tra realtà e immaginazione.
(La recensione del film "
Reality" è di
Francesca Tiberi)
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