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Rampart recensione] - Corruzione, violazione dei diritti civili, soprusi e scandali intasano le freeway losangeline pattugliate da volti duri e inflessibili, più violenti di quanto non appaiano sugli schermi televisivi e cinematografici. La cronaca nera del Los Angeles Time riporta di abusi, uccisioni, grilletti premuti e arresti indiscriminati. Corroso da collusione e razzismo, il Lapd (Los Angeles Police Department) rischia un maxi processo da milioni di dollari. Con lo scoppio del caso Rampart, l'agente indagato Rafael Perez vuota il sacco in previsione di uno sconto di pena, denunciando ai magistrati i molteplici crimini di cui si andavano macchiando i colleghi della divisione Rampart. Inchieste, rinvii a giudizio e riesanima di casi non riescono ancora a fare la differenza, in una delle metropoli più vaste e densamente popolate, dove il dipartimento di polizia è trattato alla stregua di un'associazione a delinquere e il racial profiling e il "codice del silenzio" sembrano le uniche leggi cui rispondere. Videogiochi, film e serie televisive ripropongono in infinite varianti le immagini dello scandalo che ha investito il dipartimento, in una prolificazione e una serializzazione della violenza articolata tra poliziotti corrotti e criminali di ghetto. Da Il cattivo tenente di Abel Ferrara, dove un Harvey Keitel profano e mistificatore cerca invano la propria catarsi, al capolavoro di Shaw Ryan The Shield dalla matrice intarsiata da un marcato senso di violenza, passando per Dirty – Affari Sporchi, Cellular e Training Day, il caso Rampart si incontra con le logiche del mercato, invadendo gli occhi e le menti di una verità che si vorrebbe taciuta. Dopo la nomination agli Oscar per l'intenso The Messanger, il regista israeliano Oren Moverman torna dietro la macchina da presa con una pellicola indipendente che illumina il volto contorto di Woody Harrelson, nascosto dietro un ghigno perenne che non può non ricordare gli scatti schizofrenici di Natural Born Killers. Dan Brown, agente corrotto e testa calda dedito ad ogni tipo di eccesso, con più mogli e due figlie, rischia di restare travolto dallo scandalo che affligge le forze dell'ordine del suo stesso dipartimento, finendo per aggravare una situazione già complicata: una fossa scavata nel terreno lo attende per riscattare la sua posta. Premiato al Toronto International Film Festival, questo one man show ricco di dettali e bagliori rarefatti – complice una fotografia accecante e calda – è un thriller realistico di forte impatto emotivo, dove l'intensità di Harrelson è testimoniata dalle smorfie contratte e sclerotiche colte incessantemente dall'occhio meccanico. La macchina da presa resta incollata ai cenni, ai gesti e alle orme di un cattivo agente che si circonda impunemente di un microcosmo al femminile non meno fallimentare, dove angoscia e sensi di colpa costituiscono un girone infernale che non lascia illeso nessuno. La regia raffinata si avvale di un montaggio frenetico, con riprese veloci che assecondano il ritmo dinamico della pellicola, realizzando scene tra reale e immaginario, che strizzano l'occhio al cinema di genere senza concedersi ai cliché. Con accenti noir e tinte da action movie, Moverman confeziona un affascinante poliziesco che vede la collaborazione di un cast stellare, tre cui sfilano Sigourney Weaver, Anne Heche, Steve Buscemi, Ben Foster e Ice Cube. Rampart scava nella dimensione interiore, forte di una scrittura narrativa che poggia sulla penna del crime James Ellroy, permettendo al poliedrico Harrelson di rispolverare un cavallo di battaglia fatto di comportamenti borderline e caratterizzazione rabbiosa. Lo scandalo Rampart coinvolse più di 70 agenti di polizia associati alle stesse gang che avrebbero dovuto combattere, accusati di sparatorie, pestaggi, rapine, falsa testimonianza e occultamento di prove. Puntando la luce sulle debolezze umane, si racconta l'uomo dietro la divisa, rivelando compromessi e sofferenze per il peso di un potere che non va oltre il metallo nella fondina.
(La recensione del film "
Rampart" è di
Marta Gasparroni)
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