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QUELLO CHE SO SULL'AMORE - RECENSIONE
Quello che so sull'amore recensione
Recensione

recensione di M. Nottoli
[Quello che so sull'amore recensione] - George Dreyer è un ex stella del calcio. Ritiratosi, a causa di un infortunio, lo ritroviamo oggi sull'orlo del baratro, in affitto in un buco di appartamento, a registrare demo in mutande per diventare telecronista sportivo, col conto in banca scoperto, un matrimonio fallito alle spalle e un figlio che fatica a riconoscerlo. Ma come si sa, toccato il fondo si può solo risalire. Strana la vita: quando sei giovane ricco e bello te ne freghi di tutto e tutti e ti ritrovi a 40 anni solo e abbandonato. Poi quando decidi di mettere la testa a posto e riconquistare l'affetto dei tuoi cari, ti vedi costretto a trascorrere le giornate a respingere l'assalto di un'orda di desperate housewives in calore, sessualmente insoddisfatte e frustrate per colpa del solito marito geloso e fedifrago che, neanche a farlo apposta, ti distraggono proprio sul più bello, impedendoti di vedere l'istante in cui tuo figlio fa gol e mandando così a ramengo, con un semplice squillo del telefono, mesi e mesi di faticosi tentativi di riavvicinamento con il pargolo. Orfano di Will Smith, Gabriele Muccino dev'essere impazzito. Torna infatti ad Hollywood e fa un film sul calcio! Non sul football o sul baseball (come doveva essere in origine) ma sul calcio, sport popolare oltreoceano come da noi il curling. Non contento dissemina la pellicola di continue sviolinate verso la madrepatria, la pizza, la ferrari, l'alfa romeo, la campagna toscana, al punto che gli americani devono aver pensato: "ciccio, se ti piace così tanto tornatene a casa!". E infatti negli States, ci dicono, il film è stato un mezzo flop. Purtroppo per lui i problemi di Quello che so sull'amore stanno altrove perché quello che Muccino sa sull'amore è praticamente quello che sappiamo tutti ovvero che al cuor non si comanda, che l'amore è eterno finché dura e che non è bello se non è litigarello. E' da un po' di tempo che l'ispirazione in Muccino latita (Baciami ancora sembrava scritto coi piedi) ma a contatto con la retorica perbenista made in U.S.A. perde anche quell'ambiguità e quell'amarezza di fondo, fatta di compromessi e mezze verità sottaciute che decretarono a ragione la fortuna de L'ultimo bacio. Del resto basta guardare il remake che ne hanno fatto proprio in America per capire di cosa parliamo. Idem per Quello che so sull'amore, classica commedia sentimentale da pomeriggio al cinema in famiglia, laccata nella forma e ruffiana nel contenuto, dove le difficoltà sì ci sono ma poi si aggiustano, i disgraziati hanno il volto di Gerard Butler appena uscito dal parrucchiere che se ne va in giro capelli al vento sulla sua spider duetto, come casalinghe annoiate si può scegliere tra Judy Geer, Catherine Zeta Jones e Uma Thurman (queste ultime in odore di botox) che smaniano per zomparti addosso e dove all'happy end del protagonista corrisponde sempre un'altra fine meno felice, quella del terzo incomodo che, cornuto e mazziato, svanisce nel nulla senza sollevare mai un problema di sceneggiatura. Cast stellare che non si potrebbe permettere nemmeno Spielberg, a cui, oltre a quelli sopracitati, bisogna aggiungere anche Jessica Biel nei panni della ex moglie e Dennis Quaid in quelli mal tagliati dell'attempato playboy, insopportabilmente carico come una molla. (La recensione del film "Quello che so sull'amore" è di Mirko Nottoli)
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