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PASSIONE SINISTRA - RECENSIONE
Passione sinistra recensione
Recensione

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[Passione sinistra recensione] - Da che parte sta l'amore? Se lo chiede Marco Ponti ("Santa Maradona", "A/R Andata + Ritorno") con "Passione Sinistra", il suo terzo lungometraggio da regista. A questa domanda sembra voler inizialmente rispondere, senza riuscirci, una canzone, la cui scelta non poteva essere più scontata: "Destra – Sinistra" di Giorgio Gaber, in un'insolita reinterpretazione affidata al re dei vocalizzi Marco Mengoni. La storia che segue è quella di una donna, Nina (Valentina Lodovini), giovane, bella, dagli ideali spiccatamente "di sinistra". A seguito della morte del padre, Nina eredita la casa al mare, che decide, di comune accordo con il suo compagno Bernardo (Vinicio Marchioni), scrittore di imminente – ma non ancora conclamato – successo, di vendere. All'annuncio risponde Giulio (Alessandro Preziosi), uno spocchioso e qualunquista erede di una famiglia di industriali, dagli ideali di destra, fidanzato con la bella sbadata – e un po' dislessica – Simonetta (Eva Riccobono). Tra Giulio e Nina nasce da subito un odio profondo, ma gli opposti, si sa, si attraggono, e un avvicinamento tra due cariche non può che produrre un'esplosione talmente energica da sconvolgere ogni cosa, persino un amore consolidato da anni. Liberamente ispirato al romanzo "Una passione sinistra" di Chiara Gamberale (ambientato, però, negli anni '90), la terza pellicola di Ponti, che sa un po' di eccessiva ambizione, tenta maldestramente di raccontare una storia d'amore tra due persone diverse negli ideali e nelle esperienze di vita. Tentando di superare il dualismo politico e provando a concentrarsi sulla narrazione dell'evoluzione e del cambiamento di una donna, il film non riesce appieno nel suo intento perché cade, consapevolmente o meno, nei soliti e vecchi clichés: secondo Poli "quelli di sinistra" mangiano pane di kamut all'equo solidale e fanno pensieri da intellettuali, "quelli di destra" sono razzisti, qualunquisti e non pagano le tasse. Sconclusionata quindi la sceneggiatura, che narra una storia sospesa a metà tra politica e amore senza toccare debitamente nessuna delle due sfere, con un'indecisione che sembra contaminare anche la scelta delle ambientazioni, dal sapore barocco, pomposo e surreale. Disturbano a tratti anche la fotografia (contrasti e colori a volte esasperati) e gli effetti visivi (split screen e sovraimpressioni già visti in "Outing – Fidanzati per sbaglio" di Matteo Vicino) che poco si confanno a questo tipo di film, perché arrivano a trasformare i lungometraggi in videoclip dalla lunghezza eccessiva. Passi qualche battuta divertente, passino anche i personaggi della sbadata Riccobono e del simpaticissimo Jurij Ferrini (Serge, il guardiano della villa al mare), ma "Passione sinistra" rimane un film a tratti sconclusionato, che strizza l'occhio a "Ferie d'agosto" di Paolo Virzì senza però analizzare con la stessa capacità del regista livornese le tipologie di individui che, con la loro a volte paradossale diversità, affollano il nostro Paese. (La recensione del film "Passione sinistra" è di David Di Benedetti)
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