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PADRONI DI CASA - RECENSIONE
Padroni di casa recensione
Recensione

recensione di F. Tiberi
[Padroni di casa recensione] - Il paese di provincia, la dinamica del gruppo chiuso, del dentro-fuori è al centro di Padroni di casa, ultimo film di Edoardo Gabbriellini, in concorso all'ultima edizione del Festival di Locarno. Immerso nella natura selvaggia dell'Appennino tosco-emiliano, abita Fausto Mieli (Gianni Morandi), ritiratosi dalle scene ormai da anni per seguire la moglie Moira (Valeria Bruni Tedeschi) gravemente malata. Cosimo (Valerio Mastandrea) ed Elia (Elio Germano), proprietari di una ditta edile, vengono contattati dal cantante per un lavoro di ripavimentazione. L'accoglienza nel piccolo paese e nella casa di Mieli però si mostra fin da subito faticosa. Edoardo Gabriellini, più noto al pubblico come attore (Ovosodo, Io sono l'amore), con Padroni di casa è alla sua seconda opera registica. Questo piccolo film si presenta nel panorama nostrano come una grande occasione per il regista: Gabriellini, collaborando tra gli altri con Mastandrea, costruisce in fase di sceneggiatura una storia accattivante e ben equilibrata per almeno tre quarti del film. Luca Guadagnino, che si è ritagliato il ruolo di produttore di Padroni di casa, deve aver ispirato Gabriellini, poiché si nota un tocco simile al suo in alcune inquadrature, ma anche nella rappresentazione della psiche dei personaggi. Il duo Mastandrea-Germano è scoppiettante nei momenti di comicità e perfettamente all'unisono in quelli drammatici. Quello che appesantisce questa pellicola è la coppia Morandi-Bruni Tedeschi, molto meno fluida nell'interpretazione rispetto ai due attori romani: i due interpreti sembrano immersi nei loro ruoli, fornendo singolarmente delle buone performance, ma nell'insieme il risultato è meccanico e poco emozionante. Altra pecca è il finale, che trasforma troppo velocemente il film in una vera e propria tragedia. Va però riconosciuto il merito a Gabbriellini di aver saputo trattare in maniera non scontata il tema del gruppo provinciale, che esclude qualsiasi intromissione esterna, spesso con la violenza. Dice il regista sul suo film: "Mi piaceva la scommessa di un non-luogo che in realtà ne contenesse tanti. La provincia mi interessava come dato antropologico piuttosto che come informazione sociologica. Questo film vuole rappresentare uno sguardo sulla violenza. Quale fragilità insostenibile nasconde la violenza?". La fragilità che il regista pistoiese cerca di far emergere, attraverso un approccio realista, deriva dalla paura a cui la società odierna si sta educando. Questa paura dell'altro genera diffidenza, un sentimento capace di distruggere con la violenza altri sentimenti giusti, come la solidarietà, l'accoglienza e la comprensione, e che invece andrebbero riscoperti in questo periodo di comuni difficoltà. (La recensione del film "Padroni di casa" è di Francesca Tiberi)
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