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Oblivion recensione] - Sin da subito si capisce che Oblivion non è un progetto da poco e non è stato partorito in cinque minuti. Il regista, Joseph Kosinski, ci lavora infatti dal 2005, ossia da quando pose le basi per una sceneggiatura con i ragazzi della Radical Comics in un'ash-can copy, la quale, diversi anni dopo, sarebbe diventata anche una graphic novel. Anno 2077: Jack Harper (Tom Cruise) è uno degli ultimi riparatori di droni operanti sulla Terra ormai evacuata. Prima di abbandonare definitivamente il pianeta ha il compito di recuperare dalla superficie terrestre le ultime risorse vitali, perché segnata da decenni di guerra contro la terrificante minaccia di alieni che divorano quel che resta. Jack ha quasi portato a termine la sua missione: nell'arco di due settimane, raggiungerà gli altri sopravvissuti su una colonia lunare lontano da quel mondo ormai dilaniato, che per lungo tempo è stato la sua casa. L'esistenza di Jack, tuttavia, vacilla quando salva una bella straniera da una navicella precipitata davanti ai suoi occhi. L'arrivo di questa donna innesca una serie di eventi che costringono Jack a rivedere la sua visione del mondo e del passato..
L'universo creato da Oblivion è in linea con tante storie già raccontate e ben note ai fan della fantascienza: improvvise catastrofi, malinconia nei confronti di un tempo passato che il più delle volte non si conosce, convivenza inevitabile e spesso deleteria tra uomo e tecnologia, lo sfacelo della clonazione, il desiderio di rivoluzione e via dicendo. Nel corso del film, l'appassionato cinefilo di genere, non potrà fare a meno di compiacersi – o dispiacersi, a seconda dei casi – dell'ennesimo minestrone di citazioni volute e non. A prescindere dall'apprezzamento o meno di una storia intelligentemente classica nel suo genere, Oblivion parte decisamente in sordina: chiaro il tentativo degli sceneggiatori di voler "allungare il brodo" fino alle – ben – due ore e mezza. E per farlo, si dilungano in maniera eccessiva, in particolar modo nella parte iniziale, nella fase che potremmo dire, di presentazione di questo universo "post-apocalittico" - il raffronto con The Day After Tomorrow, anche se fuori genere, appare a tratti inevitabile. Con l'arrivo dell'ex Bond Girl, Olga Kurylenko, dopo quasi tre quarti d'ora di film, finalmente la storia sembra ingranare, evolversi, trasformarsi. Si ha l'impressione che, in effetti, possa esserci qualcosa di interessante in tutto questo – qualcosa che sa tanto di Matrix.. ma, in realtà, come spesso accade con i blockbuster, i registi dimostrano una perizia tecnica straordinaria tralasciando però buchi immensi e incolmabili all'interno della storia. Oblivion scorre a tratti, lasciando quasi incompiuti e oscuri alcuni passaggi, abbandonandosi troppo spesso in digressioni inutili e noiose. I combattimenti e gli scontri sono poco eccitanti e poco adrenalinici; gli attori praticamente tutti sotto-tono, costretti entro ruoli così tanto standardizzati – ben poco può risolvere persino il talento del grande Morgan Freeman. Ciò che resta, indubbiamente, sono le scenografie mozzafiato; così innovativi e asettici i mondi ultra-tecnologici "al di sopra delle nuvole" e così particolare, unica e diversificata la terra abbandonata ormai a sé stessa.
(La recensione del film "
Oblivion" è di
Francesca Casella)
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