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Mea Maxima Culpa recensione] - "Non commettere atti impuri", recita il sesto comandamento. Ironicamente, è proprio chi dovrebbe divulgare tale legge divina ai fedeli spesso ad infrangerla ripetutamente e volontariamente, compiendo il peccato più grande: rubare l'innocenza di un bambino. Accade, purtroppo frequentemente, sentir parlare di casi di pedofilia tra i religiosi portatori di abito talare, i quali, abusando del potere di cui sono investiti, approfittano dell'innocenza di un minore per soddisfare quei bisogni che la religione, per voto di castità, non permette di espletare, generando in molti casi pericolose perversioni. In un periodo di grande cambiamento per la Chiesa cattolica, il premio Oscar Alex Gibney ("Park Avenue", "The Road Black") presenta un documentario di forte denuncia contro il sistema ecclesiastico e, soprattutto, contro il clericalismo che, donando ai servi di Dio un'aura di intoccabilità e santità, permette loro di compiere silenziosamente orrendi reati. "Mea Maxima Culpa: Silenzio nella casa di Dio", raccoglie le testimonianze di quattro uomini sordomuti che negli anni Settanta furono costretti a subire gli abusi di Padre Lawrence Murphy, direttore dell'Istituto per non udenti St. John nel Wisconsin. Alle sconvolgenti testimonianze degli ormai adulti protagonisti segue il racconto di un fatto simile avvenuto in Irlanda ad opera del prete cantante Tony Walsh e, infine, lo sconvolgente caso di Marcial Maciel Degollado, fondatore del movimento dei Legionari di Cristo, influente organizzatore di raccolte di fondi nonché incallito criminale sessuale e tossicodipendente, amato, nonostante ciò, da Giovanni Paolo II. La feroce critica di Gibney non risparmia neanche il Papa Emerito Benedetto XVI, in quanto capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, istituto con il compito aggiunto di agire contro casi di pedofilia da parte di sacerdoti nei confronti di minorenni, a conoscenza, perciò, di ogni raccapricciante evento. Ciò che sconvolge nel documentario di Gibney non è solo la triste consapevolezza della presenza del Male all'interno della casa di Dio, ma soprattutto il perverso sistema di copertura architettato dal Vaticano per nascondere e insabbiare, con un'omertà degna del peggior clan mafioso, i casi di pedofilia e violenza protratti da coloro che avrebbero il compito di proteggere chi non può farlo da sé. Attraverso numerosissime interviste a esperti vaticanisti (tra cui il nostrano Marco Politi), alternate a ricostruzioni narrative tipiche del documentario televisivo, si viene a conoscenza di sconcertanti prese di posizione da parte di emeriti cardinali e e di sistemi architettati ad hoc come l'isola di riabilitazione per preti pedofili, un progetto ideato dalla Chiesa americana negli anni Settanta. Il merito di "Mea Maxima Culpa" è quello di avere il coraggio di attaccare un sistema protetto da un'aura di riverenza che gli permette di fuggire da qualsiasi legge civile (non a caso, Padre Lawrence Murphy non fu mai incarcerato per i circa duecento abusi commessi, ma addirittura sepolto da uomo libero con rito religioso), ricordandoci di vivere ancora, per certi versi, in un mondo fermo al Medioevo, dove l'omertà permette a un sistema malato di continuare a distruggere vite innocenti.
(La recensione del film "
Mea Maxima Culpa" è di
David Di Benedetti)
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