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LINCOLN - RECENSIONE
Lincoln recensione
Recensione

Lincoln recensione
[Lincoln recensione] - Steven Spielberg è un regista che a suo modo non si scompone e non tende ad "andare oltre". I suoi film sono stati quasi sempre gli stessi: legami con alieni, storie di fantasy-avventura e storie magiche, dal tocco favolistico – seppur spesso drammatiche - all'interno di realtà storiche che non ti aspetteresti. Ogni film, tuttavia, è accomunato essenzialmente da un elemento: Spielberg ama i suoi personaggi, ama le sue storie. E si vede. Lincoln è un un film che nasce dalla voglia del regista di Cincinnati di parlare di uno dei personaggi preferiti, che è entrato nella sua vita a 5 anni, con la visione di un documentario, e che poco alla volta ha iniziato ad assumere una forma filmica all'interno del suo personale immaginario. Era chiaro, sin da subito, a Spielberg che realizzare semplicemente un biopic su uno dei più amati presidenti degli Stati Uniti sarebbe stato banale, seppur non inutile – agli americani, di certo, non manca quel patriottismo che noi italiani non abbiamo mai avuto modo di concretizzare. Aiutato dal premio Pulitzer, qui sceneggiatore, Tony Kushner, la storia perfetta è arrivata con la pubblicazione di un libro, qualche anno fa: Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln. Un libro che Spielberg amava già prima della sua stesura completa e che si è riuscito ad accaparrare per la trasposizione cinematografica molto prima che gli americani ne decretassero il successo editoriale. Il titolo del romanzo, d'altra parte, esprime perfettamente uno dei caratteri essenziali del film: infatti, noi spettatori non ci troviamo di fronte a un biopic che ci racconta vita e morte del sedicesimo presidente degli USA, ma – nonostante i 150 minuti – Spielberg si concentra sul momento essenziale della vita di Lincoln: i suoi ultimi quattro mesi di vita. Momento in cui, il presidente, profondamente amato dal suo popolo venne rieletto, ma da quattro anni infuriava ancora la Guerra di Seccessione tra Unione e Confederati. L'obiettivo che si era posto in quel periodo era la cessione della guerra e l'approvazione del XIII emendamento per l'abolizione della schiavitù – schiavitù che, come noi ben sappiamo, non finì lì.. ma Lincoln pose le basi per il raggiungimento della libertà. E' interessante notare che il contenuto del film è riassunto perfettamente nel titolo del romanzo: Lincoln è un film solenne che, tuttavia, parla in maniera decisamente onesta, senza manierismi né sacralità di quest'uomo così appassionato dei suoi ideali, che ha pazienza, che sa scendere a compromessi, che ha un rispetto assoluto per i suoi rivali che spesso zittiva con lunghi aneddoti e storielle divertenti, apparentemente campate in aria. "Dobbiamo essere una baleniera", dice a un tratto, tra lo sgomento dei suoi compagni, citando uno dei capisaldi letterari d'America: quel Moby Dick che insegna che, di fronte a tutte le avversità, bisogna combattere! E, d'altra parte, ciò che viene continuamente messo in risalto è l'aspetto intimo e celebrativo di quell'essere propriamente Lincoln: presidente che quando è lontano dalla politica ed è costretto ad ascoltare i sogni e gli incubi della moglie malata o a giocare col suo figlioletto prediletto, è esattamente uomo come tutti noi. Ora, a parte tutto questo, la regia di Spielberg è bilanciata e piatta, non si concede guizzi, scelte particolareggiate. Si concentra esclusivamente nel catturare le straordinarie interpretazioni di un cast scelto ad hoc. Lincoln annovera non solo la presenza del sucitato, Tony Kushner, ma anche del direttore della fotografia Janusz Kaminski che qui si concentra su toni molto realistici, giocati fortemente su luci e ombre. Non si può restare indifferenti all'interpretazione di un Daniel Day-Lewis in stato di grazia – il cui fascino, tuttavia, viene rotto dal nostrano doppiaggio che continua ad associargli la voce di Pierfrancesco Favino. Come dire: Spielberg chiama il meglio del meglio. Ma Lincoln sembra una recita scolastica: lo spettatore è lasciato interdetto di fronte a certezze ed è costretto a sorbirsi per oltre due ore e mezza continue discussioni sul sistema governativo americano che, forse, apprese da un libro sarebbero risultate molto più sensazionali. (La recensione del film "Lincoln" è di Francesca Casella)
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