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LES MISERABLES - RECENSIONE
Les Misèrables recensione
Recensione

Les Misèrables recensione
[Les Misèrables recensione] - Jean Valjean (Hugh Jackman), dopo aver passato 19 anni in schiavitù, è finalmente un uomo libero su parola dalla guardia Javert (Russell Crowe), ma nel momento in cui prova a rifarsi una vita, scopre che non c'è molto futuro per un ex schiavo. Accolto da un prete, ruba tutta la sua argenteria ma, quando viene beccato dalla polizia e riportato dal prelato, questo dichiara di aver dato lui stesso il suo argento a Valjean. L'uomo capisce così che forse c'è ancora speranza per lui e con quel bottino si ricostruisce una vita. Otto anni dopo ha cambiato nome ed è diventato il sindaco di una piccola città. Fantine (Anne Hathaway), una delle sue impiegate, viene scoperta a mandare soldi a sua figlia illegittima e viene cacciata dalla fabbrica. Per racimolare i soldi per la sopravvivenza della piccola Cosette, che è affidata alla tutela dei Thenardiers (Sacha Baron Cohen e Helena Bonham Carter), Fantine è costretta prima a vendere i suoi bellissimi capelli e i suoi denti e poi a prostituirsi. Ed è in questo stato di disgrazia, con tutti i suoi sogni e le speranze infrante, che la trova Valjean che la soccorre e, in punto di morte, decide di prendersi cura di Cosette. Nove anni dopo gli studenti di Parigi sono vicini alla rivolta: Marius (Eddie Redmayne) e Enjolras (Aaron Tveit) discutono la rivoluzione per le strade della città. Quando Marius incontra per strada una ormai cresciuta Cosette (Amanda Seyfried) se ne innamora follemente e chiede alla sua amica Èponine (Samantha Barks), segretamente e perdutamente innamorata di lui, di aiutarlo a rintracciare la giovane. Nel frattempo però le strade di Valjean e Javert si incrociano ancora una volta e gli antichi conti in sospeso tornano a tormentare le loro vite e, con l'avvicinarsi dell'imminente battaglia, il destino di tutti loro diventa un unicum ancora da definire. La storia de Les Misérables è la storia per eccellenza di forza e riscatto; è il romanzo per eccellenza che insegna agli uomini che con la volontà e la tenacia e l'onestà si può riscattare una vita di sofferenze. Questa materia è stata plasmata fino a trasformarsi in musical, nel 1978, e da allora ha avuto un successo immenso, in tutto il mondo. Inevitabile che le produzioni americane, prima o poi iniziassero a pensare a una possibile trasposizione al cinema. Ma una tale storia, così adatta al teatro, con le sue arie così coinvolgenti, rischiava di essere solo un piccolo disastro. Tom Hopper, forte dell'Oscar e del successo del suo Il discorso del Re, e con la volontà di convincere ancora una volta lo spettatore ad appassionarsi a questa storia così tragica, è stato chiamato a portare avanti quest'arduo progetto. Sembra superfluo dire che Les Misérables è una vera e propria opera cantata. Non è un "semplice" musical, alla Moulin Rouge o alla Chicago, dove le canzoni e i balletti diventavano intervalli felici tra un dialogo e l'altro, tra una scena e l'altra: il film che ci si appresta a vedere è il contenitore di arie straordinarie sì monumentali ma altrettanto e profondamente intime, dove non c'è spazio per dialoghi a voce, tranne che per brevi sprazzi di recitativo. E' bene chiarire questo punto, perché – ahiloro – i non-amanti dei musical o dell'opera uscirebbero profondamente annoiati dopo i 152 minuti lungo i quali la storia si dipana. Allo stesso tempo, è sempre bene chiarire che non ci sono balletti, scossoni, movimenti di macchina particolari: la regia è semplicemente composta da campi e contro-campi, spesso arricchita da numerossissimi primi piani. Hopper da' il suo tocco magico con le sue composizioni d'immagini particolarissime, con le loro "sbavature" e spesso inserisce grandangoli laddove spesso non ce ne sarebbe bisogno. Azzeccatissima la scelta di registrare la voce di tutti gli attori – sorprendenti, dal protagonista alle mere comparse – dal vivo: ogni sussulto, ogni fremito è colto. Ogni momento, nella sua apparente banale semplicità è parte di un piano ben preciso: coinvolgere appieno lo spettatore, commuoverlo sempre, colpire la sua sensibilità. Hopper è riuscito nella sua impresa! (La recensione del film "Les Misèrables" è di Francesca Casella)
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