recensione di M. Nottoli
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Le streghe di Salem recensione] - Tremate tremate le streghe son tornate. E con loro è tornato anche Rob Zombie, accolto come un messia dai cultori del genere horror dopo appena due film. Sarà per questo che il nostro Rob, da Halloween in avanti ha cominciato a prendersi fin troppo sul serio, abbandonando quel gusto citazionista e ironico quanto basta che caratterizzava le pellicole degli esordi (Capitan Spaulding dove sei?!?). Dannatamente sul serio si prende in questa sua ultima fatica, Le streghe di Salem, pellicola a basso budget in cui tutta l'energia del buon Zombie sembra concentrarsi nella creazione di un'attesa destinata ad essere prorogata in eterno. Quasi un'ora e mezza di grugniti, corridoi semibui, lampadari che dondolano, apparizioni spettrali per giungere là affinché l'inevitabile si compia dopo di che, avendoci fatto confondere il mezzo con il fine, il film termina laddove ci si aspetterebbe che cominciasse. Va dato atto al cineasta di possedere una cifra stilistica ben riconoscibile – merce rara trattandosi di horror – capace di creare la giusta atmosfera, con un occhio rivolto al Lynch di Mullholand drive, in un crescendo denso di suspance e infausti presagi, ma è tutto lì. E dopo essere stati costretti ad un'apnea spossante, quando finalmente si ritira il fiato, la pellicola esplode in un tripudio di suoni e luci al neon, di visioni farneticanti al rallentatore, una successione di tableaux vivants osceni e blasfemi, maschere mostruose, esseri marcescenti e falli in evidenza su voci di cori gospel secondo un armamentario visivo noto ma ciononostante pesante come una palla al piede. Giunto in prossimità della sospirata meta, dopo un'infinita marcia di avvicinamento, il buon Zombie fa la fine del bambino che, lasciato solo nel negozio di dolciumi, non ha che l'imbarazzo della scelta, si strafoga e fa indigestione: a tu per tu con la reificazione del maligno spara tutte le frecce del suo arco ma eccede peccando di presunzione, sopravaluta il suo potere visionario e incappa nell'errore fatale di mostrare anche quello che non dovrebbe essere mostrato ma solo lasciato intuire, immaginato, perché l'idea dell'Idea esiste sono nella perfezione della mente. La contropartita è il ridicolo involontario che scade nel cattivo gusto da cui non ci si affranca semplicemente ricorrendo al make up artigianale preferito agli effetti digitali né tanto meno mostrando le grazie della bella moglie - che da vero maschio medio, il buon Zombie ostenta fiero beandosi della presunta invida altrui - una Sheri Moon in versione rastafari che cela dietro ad un paio di lenti scure le parecchie carenze attoriali. Per comprendere come togliere sia spesso meglio che aggiungere e che si può fare un film anche solo su di un sospetto – a patto però che quel sospetto ci sia – si consiglia di vedere le Streghe di Salem (presentato in anteprima come evento conclusivo del 15mo Future Film Festival di Bologna) seguito da Repulsion e Rosemary's baby, entrambi di Polansky. Il consiglio vale anche per lo stesso Zombie.
(La recensione del film "
Le streghe di Salem" è di
Mirko Nottoli)
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