Cinema4Stelle

.       .

Vai ai contenuti

FILM > RECENSIONI

LA SPOSA PROMESSA - RECENSIONE
La sposa promessa recensione
Recensione

recensione di R. Gaudiano
[La sposa promessa recensione] - Shira Mendelman (Hadas Yaron) ha diciotto anni ed è la figlia più giovane di una famiglia di ebrei ultraortodossi di Tel Aviv. Come ogni giovane donna, Shira sogna di diventare una buona moglie e pare che questo sogno presto si avvererà con un giovane della sua stessa età e di stessa estrazione sociale. Ma, durante le festività del Purim, la sorella maggiore di Shira, Ester (Renana Raz), muore di parto dando alla luce il suo primogenito, un maschietto. Yochay (Yiftach Klein), marito di Ester, colpito dal lutto insieme a tutta la famiglia della defunta moglie, è comunque costretto a pensare di doversi risposare in un immediato futuro. Rama Burshtein, regista di "La sposa promessa" è al suo primo lavoro di regia, pensato e realizzato con grande professionalità e cura estrema nell'aver saputo raccontare un dramma avvenuto in una famiglia chassidica, dramma che ha innescato una dinamicità di situazioni cui tutta la comunità ultra–ortodossa ha partecipato con convinzione e determinazione. La morte di Ester ha messo Shira in primo piano, come possibile futura moglie di Yochay, possibilità che la stessa famiglia della giovanissima Shira alla fine ha giudicato la migliore soluzione per garantirsi la vicinanza del vedovo Yochay e del figlioletto. L'intreccio di situazioni, di scelte, ma soprattutto l'emergere di muti sentimenti in un dialogo comunitario chiuso al suo interno, strutturano la trama di una storia che racconta una cultura, quella chassidica, che se pur regolata da norme rigide ma chiare, risolve le questioni al suo interno, con il conforto di una fede profonda e la catarsi di riti che rappresentano momenti di grande significato per il riconoscimento di un'identità d'appartenenza comunitaria. Il rituale della circoncisione, il rituale di richieste d'aiuto durante le festività del Purim, il rituale della preghiera e del matrimonio, ma anche il colloquio di confronto tra le parti, sono tutti rituali con caratteristiche strutturali paradigmatiche, integralmente legate ai valori centrali e alle preferenze collettive di una cultura o di una società. La Burshtein, nonostante il suo chiaro manicheismo, non cade nella trappola di pronunciare giudizi, né negativi né positivi. Racconta e basta le cosmologie della sua cultura, della sua identità sociale e religiosa attraverso la metabolizzazione del dolore, le scelte sofferte, il forte senso d'appartenenza e d'amore, sentimenti che la regista riesce a porgerci nei volti di Shira e di tutti i membri della sua famiglia. "La sposa Promessa" ha così un senso profondo di valori all'interno di un sistema di relazioni familiari, sociali e religiose pregnanti di un lessico tacitamente condiviso. Alla fine la scelta di Shira mette in discussione il rigido e l'indiscusso pensiero ideologico, modello dell'intera comunità chassidica. Rama Burshtein riesce a rendere comunque con una delicatezza commovente i codici della sua cultura, il significato dei colori, dell'abbigliamento, dei cerimoniali, la vita pubblica e religiosa. Ma in particolare, "La sposa promessa" è un trionfo sommesso di sentimenti individuali e collettivi, è un prezioso documento antropologico che ci fa comprendere quanto potrebbe essere sbagliato qualsiasi tentativo di traduzione o paragone con altre culture. Un film struggente ed insieme entusiasmante, per le splendide inquadrature, l'illuminazione dai i toni morbidi, le sequenze, i costumi e l'eccellente regia che sa ben calibrare gli effetti di una recitazione mai sopra le righe. Coppa Volpi alla 69a Mostra Internazionale di Venezia a Hadas Yaron, come migliore attrice, "La sposa promessa" è assolutamente da non perdere. (La recensione del film "La sposa promessa" è di Rosalinda Gaudiano)
- Vai all'archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "La sposa promessa":




Torna ai contenuti | Torna al menu