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LA MEMORIA DEL CUORE - RECENSIONE
La memoria del cuore recensione
Recensione

recensione di E. Lorenzini
[La memoria del cuore recensione] - Le frontiere del cinema rosa saranno anche limitate, ma la fame di sospiri e di sogni del suo pubblico non lo sono affatto. E' per questo che di pellicole stucchevoli sarà sempre pieno il carnaio di Hollywood: perché donne (e uomini) ammaliati da promesse solenni e visetti patinati non si stancheranno mai di inseguire, nell'ennesimo feuilleton metropolitano a stelle e strisce, la stessa dolce illusione. A onor del vero, c'è da dire che la fabbrica dei sogni digitali è maestra nell'imbastire favole romantiche, provvista di un parco-attori dall'ottimo pedigree e forte di una sapienza tecnica che discende dai grandi e piccoli capolavori della golden age. L'amore non fu mai più bello che a Hollywood. Perciò, se oggi sbarca sul pianeta rosa "La memoria del cuore", commediola sentimentale tratta da storia vera che fa un verso ibrido al frivolo "50 volte il primo bacio" e al ben più interessante "Se mi lasci ti cancello", ci si accomoda in poltrona senza troppi stiletti nella borsa, rassegnati a non cercare barlumi di originalità dove non ci sono, pronti a intenerirsi per un'ora e mezza o giù di lì. Ed ecco dunque i giovani e belli Rachel McAdams e Channing Tatum, alias Paige e Leo, alle prese con un amore da riscrivere. In seguito a un incidente, Paige perde la memoria e resetta il suo idillio con il marito, regredendo alla condizione di post-liceale in balia dei bigotti genitori. Leo, tenace e gagliardo, si imbarca nell'impresa epica (ma in fondo anche così ordinaria) di riconquistare la donna che ama. Miele e buonismo piovono a fiotti. Gli attori protagonisti, membri eletti del cinema glam e rampante che sdogana in tutto il mondo la commedia made in USA, recitano con una verve prestampata, da mercenari dell'happy end. Più incisiva la consumata coppia di caratteristi che presta corpo e voce ai genitori di Paige: Sam Neill e Jessica Lange sono un tandem medio borghese di esemplare ottusità, che regala al film un suo, esiguo, margine di spessore. Il resto sono suspense e lacrimucce da manuale, rimescolati con la rodata arte magica dello zio Sam per sembrare materiale nuovo di zecca. Ritmo spigliato, sceneggiatura pop, finale non da cassare. (La recensione del film "La memoria del cuore" è di Elisa Lorenzini)
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