recensione di R. Gaudiano
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La collina dei papaveri recensione] - Lo studio Ghibli, studio cinematografico giapponese di animazione, continua nel diffondere in tutto il mondo film di formazione come l'ultimo "La collina dei papaveri" , di Goro Miyazaki, figlio di Hayao che di questo film ha curato la sceneggiatura insieme a Keiko Niwa.
Giappone, Yokohama 1963, un anno prima della XVIII olimpiade di Tokio, momento storico per il Giappone che si prepara ad una rinascinata materiale e spirituale dopo la catastrofe del secondo conflitto mondiale. La storia accomuna ragazzi adolescenti come Umi e Shun, orfana di padre la prima e figlio adottivo il secondo. I due presto vengono coinvolti in un'azione di protesta che si anima nella loro scuola per salvare dalla demolizione il "Quartier Latino", un edificio adibito a sede dei club scolastici, carico di storia e di ricordi, ma purtroppo vecchio e fatiscente. Il Giappone viaggia con determinazione verso un processo di modernizzazione ed il vecchio edificio è ormai destinato alla demolizione. La struttura narrativa di "la collina dei papaveri" poggia l'essenza del racconto su temi valoriali come il senso forte dell'amicizia, la cooperazione del gruppo, l'importanza della memoria storica e la ricerca delle proprie origini. "La collina dei papaveri" non è un film fantastico, favolistico, caratteristiche preponderanti delle opere di Hayao Miyazaki. Il film è una storia reale, in cui i protagonisti, Umi e Shun sviluppano un dolcissimo sentimento di attrazione reciproca, motore essenziale per la riuscita del fine collettivo che si sono proposti di raggiungere, che farà superare barriere come le diversità di genere e di appertenenze identitarie a gruppi diversi. Nella variopinta tavolozza di colori espressionisti, il racconto assume una dimensione esaltante, senza oltrepassare il giusto equilibrio tra ambientazione e dialoghi, che toccano con discrezione anche tematiche politiche. La nota strategica della colonna sonora di Satoshi Takebe completa l'insieme di questo film d'animazione "La collina dei papaveri", ottimo nel genere, squisitamente suggestivo.
(La recensione del film "
La collina dei papaveri" è di
Rosalinda Gaudiano)
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