recensione di F. Lomuscio
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L'Era Glaciale 4: continenti alla deriva recensione] - Li avevamo lasciati in 3D ne L'era glaciale 3-L'alba dei dinosauri (2009) e li ritroviamo in 3D in questo quarto capitolo della nota serie d'animazione che prima, ne L'era glaciale (2002), ce li ha fatti conoscere impegnati a restituire un bambino alla propria tribù, poi, ne L'era glaciale 2-Il disgelo (2006), ce li ha mostrati alle prese con un'inondazione post-disgelo.
Sotto la regia di Mike Thurmeier – già tra i responsabili del capitolo precedente – e dello Steve Martino che, insieme a Jimmy Hayward, fu autore di Ortone e il mondo dei Chi (2008), quindi, la combriccola di simpatici animali preistorici non poteva ritornare in scena altro che a partire dallo scoiattolo Scrat; il quale, complice l'immancabile, inafferrabile ghianda, scopriamo simpaticamente essere il responsabile della divisione della Pangea, ovvero la vastissima massa terrestre che, agli albori del mondo, racchiudeva quelli che sarebbero diventati tutti i suoi continenti.
Un disastro che finisce per separare dal loro branco l'imbranato bradipo Sid, la tigre dai denti a sciabola Diego e il mammuth Manny, costringendoli a sfruttare un iceberg come nave, ma senza immaginare di essere ostacolati dalla banda di temibili pirati sotto il comando della scimmia Capitan Sbudella.
Del resto, con la consueta dose d'ironia principalmente indirizzata agli spettatori più piccoli, è soprattutto la loro avventura che seguiamo nel corso dei circa novanta minuti di visione; mentre Diego s'innamora della nuova arrivata Shira, anch'ella tigre dai denti a sciabola, e Pesca, figlia di Manny ed Ellie, si prende una cotta per il giovane mammuth Ethan.
Ma, se già il terzo episodio della serie lasciava avvertire una certa
tendenza a sostituire eccessivamente lo script con la sequela di veloci
situazioni suscita-divertimento, in questo quarto la il look generale
sembra essere decisamente peggiorato.
Infatti, sebbene il tentativo di rispecchiare in diversi momenti la spettacolarità dei kolossal americani lasci intuire lo sforzo di rendere sempre più adatto l'insieme al pubblico degli adulti, la scelta di ridurre al minimo la sceneggiatura per puntare tutto sul frenetico dinamismo finisce, paradossalmente, per conquistare soltanto quello dei bambini.
Ai quali, di sicuro, provoca poco fastidio il martellante ritmo generale che, tra cantate e ballate fracassone, non testimonia altro che il rischio di caduta nella ripetitività... tipico delle saghe cinematografiche che avanzano esclusivamente sotto la spinta degli ottimi risultati al box office.
(La recensione del film "
L'Era Glaciale 4: continenti alla deriva" è di
Francesco Lomuscio)
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