recensione di F. Tiberi
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L'amore è imperfetto recensione] - Elena è una trentacinquenne come tante, solo a prima vista. Basta infatti un banale incidente a farci entrare nel suo vissuto, a farci comprendere le ragioni delle sue scelte attuali e a farci capire che l'essere, come l'amore perfetto, non esiste: si è ciò che si diventa durante il proprio cammino e bisogna accettarsi con tutte le imperfezioni che ci rendono unici.
Elena (Anna Foglietta) voleva fortemente che il suo amore con Marco (Giulio Berruti) fosse quello ideale, quello che tutte le ragazze sognano fin da bambine, per questo si accontenta a e si convince di una realtà inventata quanto fragile. Le ferite del passato induriscono Elena al punto tale da non farle più cercare l'amore, quando, in un solo momento incontrerà Ettore (Bruno Wolkowitch) e Adriana (Loredana Cacciatore), due persone che le cambieranno la vita.
Tratto dall'omonimo romanzo di Francesca Muci, uscito a Gennaio 2012 edito da Piemme, L'amore è imperfetto è un film che poggia su una solida sceneggiatura, non a caso opera di Gianni Romoli in collaborazione con la stessa Muci, ma che presenta una debolezza evidente: la recitazione. La maestria con cui Romoli interseca i due piani temporali, relativi al 2005 e al presente, è fortemente ridimensionata da un'interpretazione legata ai canoni della fiction, da cui fuoriesce solamente la brava Camilla Filippi, nel ruolo di Roberta. Detto ciò, la presa di coscienza delle diverse sfumature dell'amore è un messaggio condivisibile, ma la sua drammatizzazione presenta qualche banalizzazione. La più evidente è la tendenza ad appiccicare in maniera forzata un'etichetta alla sessualità, per distinguere le varie sfumature dell'amore. Qui risiede un altro difetto non trascurabile di L'amore è imperfetto, in parte dovuto alla necessaria semplificazione imposta dal mezzo cinematografico e in parte evitabile utilizzando le potenzialità di astrazione offerte dallo stesso mezzo. Altro punto poco piacevole è la psicanalisi continua, sottesa ad ogni fotogramma e battuta. Il pubblico che va al cinema si aspetta di sentirsi quasi compreso dalla sceneggiatura, non vuole sedersi sul lettino dello psicanalista e vedere etichettati degli atteggiamenti in cui potrebbe riconoscersi. Ad esempio Melancholia di von Trier, film sulla depressione, molto più drammatico di questo, riesce ugualmente a sfruttare l'arte cinematografica a dovere: non analizza il disagio in maniera asettica, ma lo mette in scena dando modo allo spettatore di ritrovare in esso degli aspetti personali, in modo da comprendere il messaggio del regista e da uscire dalla sala compreso e rassicurato. Perciò, un consiglio per la prossima pellicola, potrebbe essere quello di usare di più la fantasia e appoggiarsi il meno possibile alla psicanalisi, perché la funzione dell'arte è quella di smuovere e comprendere l'elemento irrazionale dell'essere umano, che non ha costantemente bisogno di un gard rail per esprimersi. Parafrasando il filosofo Alain si potrebbe dire che l'artista è un sacerdote, infatti con le sue opere permette all'animo umano di sfogare la sua irrazionalità, aggiungerei senza etichettarla.
(La recensione del film "
L'amore è imperfetto" è di
Francesca Tiberi)
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