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JUST LIKE A WOMAN - RECENSIONE
Just Like a Woman recensione
Recensione

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[Just Like a Woman recensione] - Nella grigia periferia di Chicago s'intrecciano le vicende di Marilyn (Sienna Miller), centralinista con la passione sfrenata per la danza del ventre e sposata con il nullafacente Harvey, e Mona (Golshifteh Farahani), musulmana, oppressa dalla suocera perché incapace di dare un figlio a suo marito. Tornando a casa dal lavoro dopo essere stata licenziata, Marilyn trova Harvey a letto con un'altra donna e decide su due piedi di mollare tutto per partecipare a un concorso di danza a Santa Fe. Incontrata per caso Mona, anche lei fuggita di casa dopo la morte improvvisa della suocera, le due vivranno un'avventura alla scoperta di se stesse alla ricerca della libertà autentica. Dopo aver partecipato al Festival di Cannes nel 2010 con il suo "Uomini senza legge", candidato anche all'Oscar come miglior film straniero, l'algerino Rachid Bouchareb torna sul grande schermo con "Just Like a Woman", un road movie che non può fare a meno di ricordare l'antesignano "Thelma e Louise" del 1991. Lontano certo dal ritmo del film di Ridley Scott, la pellicola è un incontro tra due culture opposte, quella occidentale e quella orientale, nelle quali la concezione della femminilità è declinata secondo canoni culturali e sociali completamente differenti. La libertà e la forza della donna occidentale, incarnata da Marilyn, si confronta con la condizione della donna orientale, rappresentata dalla silenziosa Mona, maltrattata e sottomessa da rigide imposizioni sociali che ne limitano la vita e le scelte. Eppure, nonostante questa immediata contrapposizione, la libertà della donna d'Occidente appare quasi illusoria: in realtà, sembra dire Bouchareb, la donna è comunque sottomessa alla forza bruta dell'uomo, persino nella società occidentale. La vera libertà va dunque ricercata nella sublimazione del corpo, nella sua sensualità: è nella danza, infatti, che le due donne trovano se stesse e la forza di sciogliere i vincoli che le legano, creando un nuovo e più forte legame che permette a entrambe di reagire e riprendere in mano le proprie vite. Sebbene dunque appaia chiara la volontà di raccontare due realtà e due identità diverse, la storia purtroppo non riesce a perseguire il suo obiettivo con la giusta intensità. Il film, infatti, non brilla per coinvolgimento emotivo, perché piuttosto frettoloso nel descrivere la psicologia dei personaggi e poco attento a realizzare la giusta immedesimazione del pubblico con le protagoniste. Il risultato è una storia sospesa a metà, le cui emozioni restano congelate sullo schermo, senza che sia possibile captarne la profondità. Tali limitazioni ne fanno un'opera che tenta di essere intimista senza avere però la giusta intensità emotiva, le cui buone intenzioni e gli interessanti temi non riescono a sfondare, purtroppo, la quarta parete. (La recensione del film "Just like a woman" è di David Di Benedetti)
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