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Jack Reacher recensione] - Il carisma non si compra al mercato. E un buon action movie non fa un grande protagonista. Peccato: l'algido Jack Reacher, militare votato a un personalissimo esercizio della giustizia, era un personaggio interessante. Un pò artificioso, forse, orfano del fascino ironico di James Bond; ma con un suo profilo, una certa verve da paladino ambiguo. Al punto che Christopher McQarrie ha pensato bene di costruire una trama da manuale attorno alla vaga aura di misticismo dell'eroe di Lee Child, esacerbando le potenzialità cinematografiche del protagonista a discapito della confezione. Che si perde in una trita ripetizione dei clichè (narrativi e visivi) del cinema d'azione e nulla aggiunge al repertorio del genere, se non l'ennesima prova discutibile di Tom Cruise. In "Jack Reacher - La prova decisiva", adattamento del nono romanzo della spy serie nata dalla penna di Child, Cruise è un investigatore militare, coinvolto, in qualità di supervisor informato sui fatti, in una strage cittadina imputata a un ex soldato, James Barr. In tandem con la bella figlia del procuratore distrettuale, Helen Rodin (Rosamunde Pike), Reacher si lancia nell'impresa non facile di scagionare Barr e sventare il complotto ordito da una potente organizzazione criminale. Gli ingredienti del film d'azione secondo la migliore tradizione hollywoodiana rispondono tutti all'appello. Quello che manca alla pellicola di McQuarrie, abile sceneggiatore promosso dalla bella prova dei "Soliti sospetti", è la psicologia applicata allo script. Ai personaggi, compreso il sopravvalutato protagonista, manca il 3d spirituale: sono pedine infarcite di luoghi comuni, maschere sapienti ma anonime. Tom Cruise, qui in una versione calmierata dell'atletico Ethan Hunt di "Mission Impossible", si dimostra ancora una volta inadeguato a incarnare qualcosa di diverso da una proiezione mitizzata di se stesso. I comprimari, la pur brava Rosamunde Pike, l'indiscusso Robert Duvall e l'interessante Werner Herzog, restano confinati nel guscio burattinesco dei loro ruoli, non rispondono ad altra logica che non sia lo svolgimento matematico dell'intreccio. Il prodotto finale è snello e godibile, ma manca di personalità.
(La recensione del film "
Jack Reacher" è di
Elisa Lorenzini)
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