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IL ROSSO E IL BLU - RECENSIONE
Il Rosso e il Blu recensione
Recensione

Il Rosso e il Blu recensione
[Il Rosso e il Blu recensione] - Il rosso e il blu. L'errore più blando e quello fatale: la ragazzata e il passo falso che compromette tutto il percorso. Una forbice spietata, che disegna i limiti corrosi della vita, le sue parentesi sbagliate, i suoi incisi inutili. Come già in "Giulia non esce la sera", Giuseppe Piccioni adotta una sapiente perifrasi per riassumere il senso del suo racconto, svelandolo solo in parte. Il regista non tradisce la sua vena pensosa e malinconica, il suo sguardo obliquo e comprensivo nei confronti delle piccole e grandi tragedie della vita. Però, complice la collocazione in un ambiente percorso da tensioni e aspirazioni prevalentemente giovanili, "Il rosso e il blu" risulta un'opera meno eterea, più colorita. A differenza di altre incursioni del cinema tra i banchi (vedi "La scuola" di Luchetti o "Auguri Professore" di Milani), il film di Piccioni, liberamente tratto dal testo omonimo di Marco Lodoli, si sofferma sulle singole esperienze, sul vissuto specifico di alcuni elementi che si muovono di qua e di là dalla cattedra. La mano capace del regista cala il carattere e il background individuale nel mood di una scuola (e di un presente) in subbuglio, agitato da pulsioni e modelli fallaci che fanno rimpiangere (forse) il candore della maestrina dalla penna rossa di De Amicis. La crisi di volontà dell'anziano professore di storia dell'arte non è solo l'eco di un'istituzione friabile, intaccata dal disinteresse e dalle sforbiciate impietose di troppi governi: è anche la rinuncia personale, sul calar della vita, a lottare per imporre se stesso sulle storture quotidiane. L'idealismo facile e ingenuo del giovane supplente che combatte con le nevrosi delle nuove generazioni, sembra incarnare la sete di affermazione di tanti trentenni presi tra i due fuochi della speranza e della rinuncia. E l'algida preside incastrata in una versione monolitica e diffidente di se stessa, altri non è che una donna dimentica dei suoi istinti primordiali e di una vocazione innata all'ascolto. E' in questo sapido intreccio di umanismo e sociologia, nella sinergia ben diretta di particolare e universale che sta la bellezza del film di Piccioni. Discreto, suggestivo, mai didattico, "Il rosso e il blu" ci accompagna nella terra di mezzo tra i massimi sistemi e le piccolezze degli omuncoli che ci somigliano. E lì ci lascia, a chiederci se nella smorfia delusa di Roberto Herlitzka non ci sia la risposta a tante nostre domande. (La recensione del film "Il Rosso e il Blu" è di Elisa Lorenzini)
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