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IL FIGLIO DELL'ALTRA - RECENSIONE
Il figlio dell'altra recensione
Recensione

recensione di R. Gaudiano
[Il figlio dell'altra recensione] - Il destino a volte gioca drammatici tiri mancini. Joseph (Jules Sitruk) e Yacine (Mehdi Dehbi) sono due giovani quasi ventenni, pronti ad affrontare progetti di vita da adulti. Devono, però, fare i conti con una novità affatto piacevole che li riguarda personalmente. I due scoprono che quando sono stati partoriti, durante un'azione di guerra, in ospedale sono stati scambiati alle loro rispettive madri biologiche. Il fatto di per sé grave, si presenta ancora più complesso perché Joseph, di madre palestinese, è stato allevato a Tel Aviv da Orith, madre ebrea (Emmanuelle Devos) e cresciuto in una famiglia ebrea. Yacine, ebreo per nascita, invece è allevato da Leila, madre palestinese (Areen Omari) e cresciuto nei territori della Cisgiordania, in una famiglia palestinese. Lorraine Lévy, regista e sceneggiatrice francese (insieme a Nathalie Saugeon e Noam Fitoussi) del film "Il figlio dell'altra", è ebrea non praticante, atea, quindi né israeliana né araba. La sua intenzione nel proporre questo film non è per un fine politico e bisogna riconoscere che ci è perfettamente riuscita. "Il figlio dell'altra" apre al confronto senza cadere in falsi sentimentalismi, rancori e disperazioni, riuscendo con semplicità disarmante a costruire una dimensione di dialogo, necessario tra le due famiglie coinvolte in un drammatico ma rimediabile errore. Joseph e Yacine sono due persone, diverse culturalmente, per educazione, pratiche, valori ed emozioni. L'uno si percepisce ebreo e l'altro palestinese anche se biologicamente non lo sono. Joseph alla fine osa anche domandarsi se è ancora ebreo e questa cosa la chiede anche al rabbino. Yacine fronteggia l'improvviso esacerbante terremoto emozionale cercando elementi che lo conducano a comprendere ed accettare quanto gli sta accadendo. Lorraine Lèvy abbatte il muro ideologico giocando tutto sulla dicotomia io-altro, sulla scottante presa di coscienza e soprattutto sul confronto necessario, duro e drammatico, ma alla fine liberatorio. In un crescendo germogliare di un sentimento necessario e sincero, nasce tra le due famiglie, divise inesorabilmente da un muro, un dialogo dettato dalla saggezza e dall'amore genitoriale. I confini si travalicano, senza timore di perdere identità definite culturalmente, anzi trionfa la gioia di conoscere quel nuovo di cui "l'altro" è portatore. "Il figlio dell'altra" è un film corale, che racconta uno spaccato culturale con intensità toccante e ci porge semplicemente un'umanità alla ricerca di un sentimento universale. Una regia misurata ed asciutta, ben calibrata nei tempi e nei dialoghi, abile nel gestire la recitazione dell'ottimo cast, tra cui la bravissima Emmanuelle Devos. (La recensione del film "Il figlio dell'altra" è di Rosalinda Gaudiano)
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