recensione di E. Lorenzini
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Hungarian Rhapsody Queen Live in Budapest recensione] - A quattro giorni dal ventunesimo anniversario della morte di Freddy Mercury, leader dei Queen e idolo indiscusso per milioni di fan in tutto il mondo, Microcinema porta in duecento sale italiane "Hungarian Rhapsody: Queen Live in Budapest", il docu-film sullo spettacolare concerto che la band tenne il 26 luglio 1986 al Népstadion di Budapest. Un evento irripetibile, la punta di diamante del memorabile Magic Tour che segnò l'addio alle scene di Mercury e lo consegnò alla storia come il frontman più audace e talentuoso di sempre. Testimoni di questa coloratissima incursione oltre la cortina di ferro furono circa ottantamila persone: record storico per un concerto, specie in un contesto geopolitico che riecheggia i conflitti postatomici e ancora lungi dal risolversi (il Muro cadrà di lì a tre anni). La prima cronaca musicale uscì per la prima volta direct-to-video in VHS nel 1987, ma una sapiente opera di restauro e rimasterizzazione ha corretto le imperfezioni sonore e ha esaltato i picchi scenografici dello show, dispiegando la classe e la maestria pirotecnica dei Queen come nessun'altra video-testimonianza aveva mai fatto prima. Alle intense performance di brani cult come Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, Who Wants To Live Forever, che cesellano le infinite venature del talento di Freddy Mercury&compagni e lo descrivono ai (pochi, si spera) neofiti, il documentario diretto dall'ungherese Jànos Zsombolyai elargisce agli appassionati gustose chicche che esulano dagli annali ufficiali: testimonianze scanzonate di Mercury sulle piccole rivalità all'interno del gruppo, camei di Brian May, John Deacon e Roger Taylor che gigioneggiano tra la folla, svolazzano in mongolfiera e corrono sui Go-kart, una cover dell'immancabile "Tutti frutti" (must in ogni concerto della band) e una colorita versione firmata da Mercury del brano locale "Tavaszi Szel Vizet Araszt". "Hungarian Rhapsody" è una preziosa testimonianza dell'abilità scenica e della grandezza di una delle band più iconiche di sempre: un piccolo gioiello per fan vecchi e nuovi, da vedere (e ascoltare) a ripetizione. Al ritmo di Don't Stop Me Now.
(La recensione del film "
Hungarian Rhapsody Queen Live in Budapest" è di
E. Lorenzini)
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