recensione di M. Nottoli
[
Di nuovo in gioco recensione] - Di nuovo in gioco ovvero quando tutto va come deve andare, quando tutti i conti tornano, quando il cerchio si chiude, quando i buoni vincono e i cattivi perdono, quando i deboli sconfiggono i prepotenti, quando i giusti alla fine hanno ragione, quando il talento istintivo, seppur vecchio e acciaccato, conta più del freddo calcolo, quando "sentire" è meglio di "vedere", quando il messicano povero che vende noccioline umilia la giovane promessa strafottente che tutti credono un fenomeno e invece non sa colpire un palla curva (e nessuno se n'è mai accorto? Mah!), quando i sogni, i sentimenti, l'Amore (!!!) sono più importanti di fama soldi e carriera. Di nuovo in gioco è paraculo fin dal titolo (italiano), alludendo alla dichiarazione di Eastwood di qualche anno fa, secondo cui non sarebbe più apparso al cinema nelle vesti di attore, ma senza avere nessuna attinenza con quanto ci viene raccontato all'interno del film dove nessuno deve tornare in gioco perché dal gioco nessuno è mai uscito (e infatti in originale è Trouble with the curve… forse è meglio quello in italiano!). Ed è proprio la presenza di Eastwood nel consolidato ruolo del vecchio cinico e bizzoso, che decide così di rimangiarsi quanto affermato per partecipare all'opera prima del suo storico assistente alla regia, Robert Lorenz, a rappresentare quel quid che consente alla pellicola di non essere immediatamente archiviata tra le "commedia sentimentali a sfondo sportivo", a fianco di Hardball o Le Riserve. Una china, quella così smaccatamente moralistica che, va detto, il film intraprende con decisione solo nel finale ed è talmente sfacciata da diventare quasi sincera, perdonabile, talmente pacchiana da non poter nascondere secondi fini e suonare invece come una aperta dichiarazione d'intenti sull'essenza favolistica dell'opera. In realtà prima di inondarci di melassa, prima di dimostrarsi tanto prevedibile da essere imprevedibile (della serie: no, non può andare a finire così…e invece va proprio a finire così!), prima di virare verso risoluzioni psicologiche spicciole a base di traumi d'abbandono e bisogno d'approvazione, prima di lasciarsi andare a confessioni a cuore aperto, Di nuovo in gioco può contare su una sceneggiatura che ci regala ottimi dialoghi, ottimi scambi di battute, un'ambientazione abbastanza inedita (il mondo del baseball giovanile e dei talent scout) e una serie di personaggi complessi e ben abbozzati. Oltre ad Eastwood, per il quale gli aggettivi sono finiti, Amy Adams, nei panni della figlia, si dimostra una spalla esemplare, capace di trasmettere quell'ambiguità di sentimenti nei confronti del padre, a mezza strada tra affezione e riprovazione, che si ripercuote nella personalità di una donna determinata per autoimposizione da cui però trasuda passionalità e voglia di tenerezza. Di contorno Justin Timberlake, apprezzabile per l'impegno e l'umiltà con cui affronta i ruoli che gli vengono affidati, John Goodman rassicurante come sempre, Matthew Lillard viscido come sempre e un Robert Patrick che, lontani i tempi di Terminator, è diventato non si sa come più vecchio dello stesso Eastwood. Da vedere (ma anche no) insieme e in contrapposizione a Moneyball e poi decidersi: ragione o sentimento?
(La recensione del film "
Di nuovo in gioco" è di
Mirko Nottoli)
- Vai all'
archivio delle recensioni
- Lascia un commento, la critica o la tua recensione del film "
Di nuovo in gioco":