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Confessions recensione] - Dolore, colpe e punizioni, triade intorno alla quale Tetsuya Nakashima, regista nipponico famoso per il suo stile da cineasta colorato, pop ed eclettico, struttura il plot narrativo del suo ultimo film "Confessions". Una giovane docente di scuola media, Yoko Moriguchi (Takako Matsu), è colpita dall'atroce dolore per la morte della sua bambina di quattro anni, trovata annegata nella piscina della scuola dove presta servizio. Yoko ha avuto la bambina da un uomo affetto da HIV, che le ha abbandonate per non complicare loro la vita. Nakashima è un regista che non accetta compromessi sulla forma e lo stile comunicativo dei suoi film. Anche se "Confessions" si discosta dai suoi precedenti lavori cinematografici intrisi di luci e colori sgargianti ("Kamikaze Girls") oltre il senso della misura, il film conferma la singolarità simbolica e comunicativa di questo regista giapponese. "Confessions" si racconta con una scrittura monocorde dai colori spenti e bui, nel volto cupo e inespressivo della madre violata nel dolore, nell'atmosfera tetra del malessere esistenziale adolescenziale. Ma il cinema audace di Nakashima non si ferma qui. L'eclettico cineasta focalizza fino in fondo la mancanza di una morale e la solitudine che lacerano le coscienze in erba dei giovanissimi studenti. Yoko sa chi ha ucciso sua figlia. La vendetta deve consistere in una dura e micidiale punizione da infliggere agli aguzzini della piccola, due studenti adolescenti della sua classe. La punizione è ancora più affilata della lama di una spada perché non lacera la carne infliggendo ferite corporali, ma annienta la speranza nella vita futura. Yoko lavora la mente delle giovani vittime, li fa piombare nel terrore, nella paura di essere stati contaminati dal virus dell'HIV, li tortura con l'incubo perpetuo, una vendetta fredda, calcolata e micidiale: la punizione alla colpa. Il film scorre nella lentezza della rabbia, della collera, della paura che scandiscono le vite dei carnefici, vittime di una società che ha perso ogni forma di freni inibitori. Nakashima ancora una volta si distingue per una sceneggiatura singolare, ricca di argomenti interessanti, drammatica, ma nello stesso tempo vivacizzata da allegre coreografie musicali, incarnate da una gioventù malata e senza affetti. Le note dolcissime di Haendel chiudono la tragedia, la morte, lasciando vuota la vita ormai distrutta di Yoko, con il suo dolore infinito. Il film ha il merito di essere stato candidato all'Oscar come Miglior Film in Lingua Straniera.
(La recensione del film "
Confessions" è di
Rosalinda Gaudiano)
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