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COME PIETRA PAZIENTE - RECENSIONE
Come pietra paziente recensione
Recensione

recensione di E. Lorenzini
[Come pietra paziente recensione] - Silenzio e pazienza: le virtù della pietra. E anche i dettami che una tradizione immune al tempo impone a tante donne in una remota porzione di mondo. Alla sua seconda prova come regista di fiction, lo scrittore e documentarista Atiq Rahimi sceglie di raccontare le contraddizioni e i sogni implosi delle donne afghane. Come pietra paziente, tratto da un romanzo dello stesso Rahimi, è una denuncia potente e soave delle ingiustizie comminate a generazioni di mogli succubi del maschilismo. Al centro della storia, una figura quasi totemica: una donna, velata nel corpo e nell'anima, che si ritrova ad assistere il marito mujaheddin in fin di vita e, approfittando dell'isolamento cui la malattia li costringe, apre le dighe del suo cuore oppresso, vomitando anni di paure e di desideri repressi. Finchè l'incontro con un giovane soldato non dirige la riflessione verso un'inaspettata pars construens, riesumando una femminilità oppressa dall'abitudine alla negazione. Sfruttando la conoscenza del suo mondo, delle forme e del linguaggio con cui esso palesa le sue imperfezioni, Rahimi tesse una pellicola che ha la leggerezza di una tela e lo spessore di un macigno: un film unico, una mescita di leggende popolari, archetipi culturali e velleità rivoluzionarie, che racconta un Paese e un popolo costretti dalla modernità e dalla globalizzazione a rivedere i baluardi malati delle proprie tradizioni. Il film è un puzzle fotografico assemblato con maestria: la sua ossatura è una sequenza immaginifica densa di simbolismi, dal corpo inerte del marito assimilato alla "syngué sabour", la pietra magica destinataria di confessioni scottanti, al processo di svelamento dell'animo femminile che inizia dal balenare degli occhi dietro il sudario del burqa. Come pietra paziente è un inno alla vita che sradica le convenzioni e obbliga alla resa dei conti e, allo stesso tempo, è memento efficace di un passato oscurantista e di un presente incerto, che gravano sulle spalle (coperte) delle donne musulmane. Lontano dalla neutralità asettica del documentario, è però anche una storia d'amore e di formazione, che inanella pochi, pregnanti passaggi per spiegare il movimento ascendente delle cose, dalla passività coatta alla presa di coscienza. Un film semplice e prezioso, come da tempo non se ne vedevano. (La recensione del film "Come pietra paziente" è di Elisa Lorenzini)
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