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CI VUOLE UN GRAN FISICO - RECENSIONE
Ci vuole un gran fisico recensione
Recensione

recensione di E. Lorenzini
[Ci vuole un gran fisico recensione] - Quell'espressione stralunata le sta troppo bene. Anche dopo decine di film, anche dopo averla adattata a figure di donne antitetiche tra loro, continua ad essere il suo cavallo di battaglia. E in Ci vuole un gran fisico, gli occhioni spalancati e increduli di Angela Finocchiaro sono più appropriati che mai. Già, perchè la sua Eva, cinquantenne in crisi economica ed esistenziale, pasticciona inveterata alle prese con il dramma atavico della lotta all'invecchiamento, è la sintesi perfetta delle idiosincrasie femminili che l'attrice milanese ha declinato così bene nel corso della sua carriera. In questa commediola agrodolce dai risvolti surreali, confezionata alla meno peggio dall'esordiente (e si vede) Sophie Chiarello, protagonista è la paura del declino, l'amarezza che ci coglie alla soglia di una terza età critica, in cui l'amore - se non lo si ha già - latita, i figli lasciano il nido, il lavoro, reso incerto dai tempi magri, è una riserva di insidie. Un tema, quello della femminilità che sfiorisce, che la regista italo-francese affronta però con deliberata leggerezza, trascurando le riflessioni serie e puntando tutto su una miscela di gag e improbabili colpi di scena che devia il racconto verso la fiaba metropolitana. In questa voluta deriva ottimistica, finisce coinvolto anche l'anti-latin lover Giovanni Storti, nel ruolo di un simpatico deus ex machina che interviene all'apice della disperazione per infondere speranza alla sfortunata protagonista. La costruzione narrativa, però, è un puzzle di tempi morti e accelerate improvvise, procede a rilento per poi incagliarsi in quelli che vorrebbero essere picchi comici ma che risentono del tremolio dello script e non hanno il giusto mordente. L'inesperienza della Chiarello, purtroppo, traspare tutta dall'incapacità di architettare una storia con coerenza, tenendo il punto sulla forma e sullo stile per l'intera durata del film. Ci vuole un gran fisico è un patchwork di scelte situazionali che va dalla descrizione delle minuterie quotidiane agli agglomerati di sventure, ai teatrini comici più esasperati. Il fil rouge del desiderio di riscatto nell'età di mezzo, seppur visibile, si perde in una gimcana di sequenze scollate, deboli, raffazzonate. Chapeau alla vis comica della Finocchiaro, che interpreta bene la mancanza del gran fisico irriso nel titolo, e riesce, nonostante la friabilità del contesto, a caricare di spessore il suo personaggio, eleggendolo a portabandiera di una femminilità non banale, coraggiosa, che non si arrende agli assalti del tempo ma lo combatte col sorriso. Per il resto, qualche risata e poco più. (La recensione del film "Ci vuole un gran fisico" è di Elisa Lorenzini)
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