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Buongiorno Papā recensione] - Prendi Raoul Bova e mettilo nel ruolo a lui meno congeniale, quello del quarentenne mai cresciuto, farfallone sciupafemmine, bello, ricco e superficiale. Avete presente Raoul Bova? Quello che a inizio carriera usciva dall'acqua e veniva doppiato? Mettilo a fare un Hugh Grant qualunque, che passa la vita a bighellonare a bordo di una Porsche decapottabile tra un party in discoteca e la premiere di un nuovo film dove ci ha infilato dentro l'ennesimo product placement che non c'entra niente, e lui si trasforma nel mattatore assoluto della situazione con un'attendibilitā da lasciare esterrefatti. E' senza dubbio lui la cosa migliore di Buongiorno papā, del regista-attore Edoardo Leo su soggetto di Massimiliano Bruno, duo facente parte di quella schiera di giovani autori nostrani responsabile di un genere di commedia molto contemporanea in grado di mietere un successo dietro l'altro, giā ribattezzata da Roy Menarini "commedia di mezzo". "Buongiorno papā" ne č un esempio da manuale, sorta di About a boy alla vaccinara, che si situa un po' sopra il cinepanettone e un po' sotto a ciō che resta della cosiddetta commedia all'italiana: dove il cinepanettone č volgare la commedia di mezzo č garbata, dove il cinepanettone sbraca la commedia di mezzo rivela un perbenismo omologante camuffato da cinema d'autore finto impegnato (in questo senso si leggano le numerose citazioni cinefile). Perché finge di sbeffeggiare certi vizi ma torna subito sui suoi passi finendo sempre col celebrare lo status quo. Come scrive Roy Menarini "la commedia di mezzo accoglie l'italietta per quello che č , non si incarica di deformarla, cammina sul filo di una satira che sfiora il collaborazionismo". Parole che sembrano scritte apposta per Buongiorno papā dove agli iniziali modelli di vita alternativi, quello del single scapestrato, l'anziano hippy, la giovane ribelle, la vecchia coppia di coniugi in crisi, subentra la santificazione della famiglia tradizionale, dove tutti si vogliono bene, i legami di sangue contano a prescindere, nessuno commette peccato nemmeno inconsapevolmente e, secondo una trama che procede telecomandata, ogni pezzo troverā alla fine il suo giusto per quanto improbabile incastro. Nessun trauma, nessun colpo di scena, nessuna nota stonata che possa sollevare angosce, solo la rassicurante sensazione di muoversi su un terreno noto che se non riserva sorprese non riserva nemmeno minacce. Oltre al giā citato Bova, perennemente in scena, lo circonda un bel gruppo di caratteri tratteggiati sui toni della macchietta a garantire sorrisi, buon umore e un pizzico di sentimento: lo stesso Edoardo Leo č l'amico rincitrullito, Marco Giallini il rocker attempato che dispensa saggezza, Nicole Grimaudo la coscienziosa insegnante di ginnastica che vive coi piedi per terra ma sogna l'epilogo di ufficiale e gentiluomo. Come a dirci: la vita imita l'arte ma l'Arte, quella vera, anche rispetto ad un'arte presunta tale (come nel caso del presente film), č un'altra cosa.
(La recensione del film "
Buongiorno Papā" è di
Mirko Nottoli)
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