recensione di M. Nottoli
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Beautiful Creatures recensione] - Nemmeno il tempo di accomiatarci senza alcun rimpianto dalle disavventure del trio Edward-Bella-Jacob che ecco arrivare quello che già da tutti è definito come il nuovo Twilight: Beautiful Creatures, saga letteraria che si appresta a diventarlo anche al cinema – botteghino permettendo - pronta a irrorare i cuori di milioni di adolescenti di nuova (si fa per dire) linfa gotico-romantica. Rimane identica l'ambientazione liceale con le prime cotte, le invidie, le prime della classe e gli outsider, dai boschi nordici dello stato di Washington ci spostiamo alla Carolina del sud, nella cittadina di Gatlin, a vampiri e licantropi subentrano le streghe. Streghe bianche e streghe nere, magia buona e magia cattiva, Jeremy Irons agghindato come Ricardo Montalban (ma molto meglio di Peter Facinelli con la faccia impanata come un merluzzo), anime da reclamare allo scoccare del sedicesimo anno d'età, maledizioni da sconfiggere intrise di storia e tragedie, amori promiscui tra terreni e immortali che non portano bene e quindi vengono osteggiati giusto per creare il conflitto che consente alla storia di progredire. Eh sì, perché le cose "da streghe" rimangono "da streghe". Noi non siamo contemplati, non siamo coinvolti. Vediamo che scatenano lampi e tuoni quando si arrabbiano, fanno apparire versi di poesie sui muri, fanno roteare i tavoli, spaccano finestre, seducono gli uomini mostrando una coscia (non bisogna essere streghe per quello). Ma il loro universo ci rimane estraneo e quindi poco avvincente, non siamo messi a conoscenza di che cosa implica o cosa comporta una scelta piuttosto che un'altra, non è mai ben chiaro che cosa sia in gioco e cosa si rischia in caso di sconfitta, quale sia il terreno di scontro e quale il tasso di permeabilità tra il mondo umano e quello sovrannaturale. Si segue così l'intricata vicenda che si dipana un po' stancamente per oltre due ore senza eccessivi patemi d'animo, non salta agli occhi (non ancora almeno) il motivo per cui dovremmo palpitare per il destino di Ethan e Lena ma si può ugualmente apprezzare lo sforzo di scrittura, soprattutto per i numerosi riferimenti letterari quali viatico per la scoperta di un'esistenza più piena, felice e consapevole, o la prova dei due giovani, semisconosciuti, attori protagonisti che, se di primo acchito non daresti loro un soldo bucato, visti all'opera e paragonati a Pattinson e alla Stewart sembrano Paul Newman e Liz Taylor che recitano Tennesse Williams in Sulla gatta sul tetto che scotta: visi espressivi, sguardi vigili, ruvidi scambi di battute. Notevoli passi avanti rispetto a Taylor Lautner che si toglie la maglietta. Apprezzabile e parimenti coraggiosa anche la lettura vagamente "diabolica" che si dà del cattolicesimo (incarnata nel personaggio di Emma Thompson – del resto solo menti ottenebrate possono sostenere certe posizioni) rivoltando come un calzino l'interpretazione mormona della Meyer e il sacrificio veramente autentico che la nostra eroina è disposta a compiere nel finale (e non stiamo parlando di suicidio alla Giulietta e Romeo), gesto quello sì d'amore incondizionato che rende Beautiful Creatures superiore a tutti i Twilight della terra.
(La recensione del film "
Beautiful Creatures" è di
Mirko Nottoli)
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