LA ROSA BIANCA
 
  sono cariche di un’umanità e di un significato intenso e suggestivo, all’opposto del rigido inquadramento ideologico e mentale del poliziotto della Gestapo che cerca di far confessare la ragazza e di farle rivelare i nomi degli altri compagni della Rosa bianca. In questi momenti emerge tutto il senso della differenza tra una coscienza etica e religiosa che si richiama ai valori della fratellanza e dell’uguaglianza tra gli uomini, e l’ubbidienza cieca e irrazionale di un uomo e di un popolo agli ordini di un regime dispotico e totalitario, quel regime che pose la Germania e tutta l’Europa sotto il terribile giogo della guerra e della prigionia. Ma il confronto, sebbene con momenti che rivelano anche accenni quasi di ammirazione da parte dell’inquisitore (interpretato da un altro bravissimo attore, Gerald Alexander Held), è destinato a fallire e a soccombere sotto le ragioni inflessibili della fedeltà alla patria e ai comandi  
  del governo nazista: per la coraggiosa Sophie resta solo l’appiglio alla fede in Dio, dove solo c’è la giustizia vera e il riscatto delle sofferenze, e la condanna a morte può essere vissuta e superata unicamente da questo punto di vista. Il film è molto bello perché mette in luce questa vicenda in maniera sobria, con un impatto sullo spettatore senz’altro coinvolgente: la follia nazista non è riuscita a reprimere del tutto la speranza umana per un destino migliore, fatto di giustizia e di equità; la storia ha dimostrato, al contrario di quello che dicevano con beffarda crudeltà le SS, che questi voci non sono state condannate al silenzio, e che possono testimoniare ancora il loro incoercibile desiderio di libertà. E questo pare anche messo in luce dalle nuove generazioni della Germania, di cui il giovane regista Rothemund è un simbolo: generazioni che manifestano la volontà di non rimuovere il passato, di non cercare di cancellarlo, ma anzi di affrontarlo con coraggio seppur nella sua veste di orrore e di disumana barbarie. Ed è per questo che il film è stato premiato a Berlino; ed è per questo che è stato candidato dalla Germania come miglior film straniero per gli Oscar: un modo anche questo per ricordare chi, con audacia e con una forza morale che oggi ci stupiscono, è stato capace di ribellarsi alla schiavitù e all’oppressione di sistemi autoritari e dittatoriali, a costo della stessa vita, come l’eroina bavarese e i suoi confratelli, protagonisti di questa pellicola.

(di Michele Canalini)


- Scrivi la tua recensione!
 
 

 
 
 
   
 
 
  Scheda Recensione Locandina  
 

Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2005. Tutti i diritti sono riservati.