LA PANTERA ROSA
 
  un cadavere riverso, col contorno bianco che ne fissa la posizione. E lui, ammiratissimo: “Fantastico, è caduto esattamente dentro la linea!”. E se l’assistente gli sussurra che il gessetto è stato passato dopo, lui sorride con i suoi dentoni sempre stupidi ed estasiati, di chi non ha ancora messo a fuoco il mondo esterno. Altra situazione canonica, la mise da tombeur de femmes: quando la bellona di turno, la cantante Beyoncé, si allunga sul divano per sedurlo, Clouseau si presenta in mutante, canotta e berretto da carabiniere. Difficile per una donna, con tali premesse, perseverare. Meta delle indagini, come sempre, il caso tortuoso della ripetuta scomparsa della Pantera Rosa, il diamante più pregiato del mondo, stavolta incastonato in un anello sparito dal dito della vittima eccellente: un illustre allenatore di calcio. Ciò induce il governo francese a rivolgersi all’ineffabile Ispettore che manderà nuovamente in tilt l’intero apparato giudiziario francese. Il giovane  
  regista Shawn Levy, che aveva già diretto Martin nel debole "Una scatenata dozzina" (altro remake, per la cronaca), vince la sfida di far continuare ad amare la figura dell’Ispettore, perde invece quella di tratteggiare degnamente le interpretazioni, solitamente inappuntabili, di Kevin Kline (nel ruolo di Dreyfus, il capo di Clouseau) e del colosso Jean Reno (l’impenetrabile autista-assistente Ponton). Senza dire chi vince, il film contiene un importante messaggio politico: Francia contro Usa, anzi Usa contro Francia. Durante le riprese in Francia, il cast è stato osservato dall’alto da Racine e da Descartes, facce severissime, atteggiate alla massima riprovazione: sono le statue che incombono solenni su un’aula di filosofia alla Sorbonne, dove sono stati ricostruiti gli uffici di Dreyfus e di Clouseau. Qualche attore s’è fatto intimorire, come Kline, cui pareva di avere addosso l’intera Cappella Sistina. Non Martin, che, prima d’intraprendere la carriera d’attore, facendo cabaret a Las Vegas, e guadagnandosi da vivere scrivendo gag e dialoghi per la Tv (da Tonight Show al mitico Saturday Night Live), ha seguito studi di filosofia. Quando in un’intervista gli è stata rivolta la domanda “Delle miriadi di battute da lei inventate, quale considera la più sferzante?”, Steve Martin replica, sorridente: “L’invito che rivolgo a un politico in A Simple Twist of Fate (Giravolta del destino): “E soprattutto non cerchi di fare dello spirito!”. E’ un’esortazione idealmente diretta a tutti i rappresentanti del potere in Usa, ma anche negli altri Paesi, inclusa l’Italia: ogni volta che un presidente fa l’arguto si dà la zappa sui piedi. Perché lasciare che la classe politica si faccia distinguere dal ridicolo?”. Insomma, vuoi vedere che "La pantera rosa" è "Il Caimano" d’oltreoceano?

(di Bruno Trigo)


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