consapevole
della distanza che li separa e sempre
li separerà. Il figlio è
un affabulatore tenerissimo (la scena
della dettatura della lettera
alla "amica di penna" norvegese,
e certe inaspettate ironie nei dialoghi),
un ragazzo che gioca, che coccola, ma
che all'improvviso può incupirsi
e partire per tornare a casa, quella
casa della quale, orgoglioso, esibisce
le chiavi e della quale sa raccontare,
ora gioioso ora terribilmente
atono, i riti quotidiani (pulire, fare la
spesa, la lavatrice...). Gianni Amelio ci
racconta i primi balbettii di questa conoscenza
e la progressiva crescita di questo affetto
con la naturalezza di un amore "normale":
anche se circondati da istantanee di altre
vite
segnate dal dolore impotente della differenza
(come quelle di Charlotte Rampling e di sua
figlia, e di altri ragazzi che intravediamo
nella cllnica), dimentichiamo in fretta le
anomalie fisiche di Paolo, come pare dimenticarle
il padre, per vivere invece insieme a loro
le inevitabili alternanze di un amore che
nasce, le ombre di un passato rimosso, le
inadeguatezze di un rapporto a due. Le anime
in pena forse per una volta riusciranno a
convivere, accettando le rispettive responsabilità.
Per una volta il melodramma cede il passo
alla commedia, tragica ma anche lieve, dei
sentimenti.