istinto pur di sopravvivere. Sipario grottesco e spietato che schiaccia a terra la bestia ferita. Lo giudica senza essere giudicato e se ne compiace. In tutto questo folle quadro LANG non fa del protagonista un feroce pervertito da odiare a tutti i costi ma, mentre lo condanna, lo dipinge come tragica figura di un ammalato incu-

 
 
  rabile e come capro espiatorio destinato a mondare le coscienze di una società tutt’altro che innocente. Alla fine del film le forze dell’ordine salveranno “M” dalla condanna a morte emessa dai criminali e lo consegneranno alla giustizia ordinaria (notare che LANG non fa capire allo spettatore se “M” venga giustiziato o meno). Tema attualissimo (quello dell’infanticidio/pedofilia) che ancora oggi terrorizza per la bruta-
 
 

lità immorale/antisociale con cui si abbatte nei confronti di pargoli illibati, colombe bianche ancora da svezzare, piccole anime dagli occhi puliti e lacrime innocenti. Per tutto ciò che è stato detto ed analizzato “M – Il Mostro di Duffeldorf” rimane e rimarrà un CAPOLAVORO insuperabile.

Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI.

di Alessandro Marangio


- Riepilogo

 

Copyright © Cinema4stelle.it 2003-2005. Tutti i diritti sono riservati.