veniamo noi con questa mia a dirvi (una parola) che scusate se sono poche settecentomila lire, ma... SalutandoVi indistintamente, i fratelli Caponi (che siamo noi)”. Intromissioni ripetute, ambiguità dialettiche, errori grammaticali, discordanze periodiche, eccessi di generosità nell’interpunzione (punto e punto e virgola!), e via dicendo, tendono a realizzare il punto massimo di umorismo, coincidente con la

 
 
  perfezione interpretativa, tanto più pregevole e sorprendente in quanto originatasi dall’improvvisazione e dall’abilità individuale degli attori. In seguito il dialogo surreale con il vigile, confuso per militare austriaco, in uno scambio di opinioni alternato tra il milanese e il perfetto idioma franco/germanico maccheronico caotico e disorganico: “Noi vogliamo sapere per andare, dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare. È una semplice
 
 
informazione". All’unicità e alla forza espressiva delle precedenti sequenze, si contrappone un’altra trovata narrativa, opposta nella modalità formale: la scena replicata in modo pressoché identico per tutto il racconto del motivo cantato a squarciagola sul carretto, preceduto dal sasso tirato verso la finestra del nemico Mezzacapa (“É confinante. Tutti i confinanti sono antipatici e odiosi”, sentenzia Antonio). L’idea viene riproposta più volte, cambiata impercettibilmente nei personaggi che accompagnano gli inamovibili fratelli, quando non soli sulla quinta: il nipote, il piccolo Gianni. L’espediente è adeguato esattamente alle intenzioni, e ha rappresentato un esempio di ispirazione, un suggerimento creativo adattabile, nello struttura base a qualsiasi altro intreccio romanzesco. "Totò, Peppino... e la malafemmina" mostra un effettivo modello di comicità intelligente, giocata attorno alla potenza della parola, corpo umano in grado di mutare, provocare, produrre emozioni e suggestionare gli eventi, secondo la logica di un’ironia brillante senza scadere nel volgare, una burla smagliante senza apparire ridicola; in definitiva, una dimostrazione di commedia perspicace e divertente, rara e insolita, che ne stabiliscono, ancora oggi, l’autenticità del capolavoro.



Lo era IERI, lo è OGGI e lo sarà DOMANI.
(di Francesca Lenzi)


 
 
- Riepilogo
 
 




 

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