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non contano". L' epica del duello è completamente ribaltata. Qui, chi muore, muore strisciando implorando un po' d'acqua, mentre vittime e carnefici assistono impotenti, abbassando lo sguardo per evitare di incontrare lo sguardo altrui. O peggio, chi muore, muore sorpreso sulla tazza del cesso, a bocca aperta e con i |
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pantaloni abbassati, umiliato ed
indecente. Neppure per colui che impugna la pistola è semplice: la mano trema e il dito si fa pesante quando si tratta di premere un grilletto. Meta-cinema si diceva, perché tutto quello
che abbiamo imparato e creduto sul Western l' abbiamo imparato e creduto dal cinema. E il cinema a sua volta ha pescato dalla letteratura, dai romanzieri a caccia di testimonianze orali che si ingigantivano e si deformavano |
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ad ogni passaggio di bocca, leggende che venivano spacciate per biografie, che trasformavano il "Baro della morte" in "Barone della morte". William Munny del Missouri che un tempo ha ucciso vecchi e bambini, esseri che strisciavano e che camminavano e che, adesso, in quel saloon sta per uccidere Little Bill . Si ricorda il passato di Will Munny e giungono alla mente altre immagini, quelle di un Will Munny molto più giovane, uno straniero senza nome venuto dal nulla, di un "Joe" o di un "Biondo" qualunque, eroi sì, loro malgrado, causa di quel briciolo di coscienza che probabilmente avrebbero preferito non possedere. Indimenticabile Sergio Leone. Quelle le immagini che Eastwood vuole rievocare. Nel frattempo egli è invecchiato e con lui sono invecchiati i suoi personaggi. Tempo reale e tempo cinematografico si sovrappongono. E' come se là li avessimo lasciati, e ora, trent' anni dopo, dopo un lungo Medioevo, scopriamo che l'orologio ha ticchettato anche per loro. "Il film non è più solo avventura - scrive Mereghetti - ma angosciata riflessione sul Tempo e sulla Storia" . Se non lo si è ancora capito, la chiave di lettura successiva è quella autobiografica e ha il sapore di un'abdicazione, perché tra tutto quello che Gli Spietati è, è anche un addio. Fin dall' inizio infatti è un continuo rammentare il passato contrapposto al presente, un continuo precisare che "non siamo più quelli di una volta" . Una volta Eastwood/Munny sparava e uccideva senza batter ciglio, il Western era il Western e la gente correva al cinema per vederlo. "E' così che andava ai vecchi tempi!" Ora invece, Eastwood/Munny non riesce più nemmeno a montare a cavallo, non riesce più a centrare una lattina a pochi metri di distanza e al cinema i western non li programmano più. Ma come si diceva all' inizio, ci troviamo di fronte ad un'opera complessa, sfuggente, dalle mille anime. Se prima del finale ci eravamo persuasi su quanto ci veniva comunicato, ora non ne siamo più tanto sicuri. Pare infatti contraddirsi apertamente, ritornando totalmente sui suoi passi. Tutti quei discorsi prosaici sulle leggende fasulle del West e poi, d'improvviso, Munny, sotto l' albero mentre ascolta il racconto della donna venuta a consegnar loro i soldi, apprendendo dell'uccisione dell'amico Ned, ricomincia a bere e torna ad essere "spietato" come una volta, riaprendo in un baleno quelle porte del Mito che per tutto il tempo il film ci ha detto di sprangare. Perché? 1- Perché , come scrivono Escobar e Paini, " c'è in Munny qualcosa che non si può dimostrare, ma solo mostrare e raccontare. Come Achille per la morte di Patroclo o come Aiace per le armi truffate da Odisseo, Munny si infuria. Il suo furore, il suo pathos, infrange i confini del tempo e della morale. Questa è la natura di un eroe. La risposta non ci soddisfa? Non è suo compito". 2- Perché Eastwood è innanzitutto un uomo di Cinema e non ci sarebbe Cinema, se non ci fosse Mito. E' uno spiraglio, un epilogo aperto, è come se volesse dirci: lo si può seppellire ma lì rimane, perché il Mito non muore, il Cinema non muore, si può sempre rinascere dalle proprie ceneri. 3- Ma soprattutto perché tra tutto quello che Gli Spietati è, è innanzitutto un omaggio. Un omaggio commovente di Eastwood verso i suoi maestri, verso chi l' ha scoperto, chi gli ha insegnato, chi l'ha reso quello che è oggi. Personalmente non riesco a leggere, dopo i lunghi titoli di coda, quel "dedicated to Sergio and Don" senza che una lacrima giunga, ogni volta, ad offuscarmi la vista. La loro lezione non è mai stata dimenticata ed ora è il momento di raccogliere i frutti. Grande successo di pubblico e di critica, vincitore di 4 premi Oscar (Miglior Film, miglior regia, miglio attore non protagonista [Hackman], miglior fotografia), Gli Spietati centra tutti i bersagli, il che rende l'impresa di Eastwood ancora più epica. Il proseguo della sua carriera non sarà che una assoluta, inarrestabile conferma: giungeranno altri premi, altri capolavori, l'ammirazione unanime verso colui che è ormai considerato uno degli autori più importanti del secolo.
Lo era IERI,
lo è OGGI
e lo sarà
DOMANI.
(di Mirko Nottoli)
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Riepilogo |
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