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GLI SPIETATI |
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Scopo di
questa rubrica è analizzare i
grandi CAPOLAVORI del
'900 e quindi di IERI. Contestualizzarli
ad OGGI per capire se la prova del TEMPO
li ha resi ETERNI o superati. Verranno
presi in esame solo opere che all'epoca
venivano considerati CAPOLAVORI
per capire, analizzando il contenuto
e la forma, gli aspetti che li hanno
resi tali da essere, circoscritti al
loro TEMPO per ovvi motivi sociali o,
ETERNI anche OGGI e DOMANI. |
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Ci sono tanti modi per vedere un film come Gli Spietati. Opera complessa, rivela, ad ogni visione, livelli di lettura sempre diversi e sempre più profondi. Stiamo parlando di un Western,
certo. A livello superficiale non è nulla di più, una storia anche banale a raccontarsi: un tizio
sfregia una prostituta che ha osato ridere della sua limitata "virilità"
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le compagne gli mettono una taglia sulla testa, pistoleri arrivano da ogni parte per intascare la ricompensa ma se la dovranno vedere con il terribile sceriffo (Gene Hackman, da pelle d'oca) che non vuole disordini in paese. Cowboy e pistole, sceriffi e pistoleri, corse a cavallo e tiratori infallibili, tramonti su spazi sconfinati, paesaggi suggestivi finemente fotografati, musica in sottofondo
(tema centrale, poche note pizzicate, composto dallo stesso Eastwood) che accompagna il cammino dei nostri eroi. Sembra di trovarsi di fronte ad un opera classica ma subito ci si accorge che classica non lo è per niente. A cominciare dal protagonista, vecchio, stanco e
arrugginito, che vediamo fin dalla prima inquadratura rotolare nel fango in mezzo ad un branco di maiali isterici, nel tentativo di separare quelli sani da quelli malati, mentre i due figli lo
osservano, rassegnati, da sopra lo steccato. In seconda battuta, non sfuggono interpretazioni di ordine sociologico e morale: le |
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prostitute ritenute alla stregua di animali, chi le sfregia non merita alcuna punizione, soprattutto se trattasi di cittadino rispettabile, lavoratore, persona considerata "perbene" dal resto della comunità perbenista, anche se poi va a puttane. Una puttana sfigurata invece non vale più di due cavalli di risarcimento e il caso è chiuso, se non potrà più lavorare potrà sempre pulire il pavimento! Fino a qui nulla di strano. Fino a qui. La chiave di lettura |
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successiva è quella meta-cinematografica. Un western che parla del Western, così come l' abbiamo conosciuto sul grande schermo. Chi ha detto che Gli Spietati mette la parola "fine" a un intero genere, ha detto bene. Genere glorioso, che ha decretato la fortuna di Hollywood, il Western oggi è considerato ormai morto e sepolto. I tentativi di Kasdan, con Silverado (1985) , e di Kostner, con Balla coi lupi (1990), di ridargli nuova linfa aggiornandolo ai gusti contemporanei, pur avendo ottenuto risultati importanti, sono rimasti episodi isolati, senza alcun tipo di seguito. Ma poteva la storia andare a finire così, lasciata così in sospeso, in una terra di nessuno? Eh no, il Western non è cosa da trattare con siffatta noncuranza ed esisteva una solo persona in circolazione che potesse tornare alle origini del racconto, riannodare i fili del discorso e suggellarne l'epilogo. Sottolineato, anche con troppa insistenza, per tutta la durata della pellicola, il messaggio di Eastwood è chiaro e categorico: prendete tutto quello che avete imparato riguardo al Vecchio West e dimenticatelo! Non esistono eroi, non esistono tiratori infallibili (a meno che non ci sia da sparare alle anatre), non esistono buoni, né brutti né cattivi. Sono solo stereotipi.
Ammazzare un uomo non è facile come ci hanno fatto credere e se si uccide non si uccide per nobili ideali, semmai per il mero denaro. Non esiste giustizia, "tutti meritiamo di morire, i
meriti..(continua) |
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